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Villa Falcone Borsellino tra storia, aneddoti e il ricordo del chiosco “Villa Salandra”

di: Vito Marino - del 2018-07-04

Immagine articolo: Villa Falcone Borsellino tra storia, aneddoti e il ricordo del chiosco “Villa Salandra”

Dopo l’unità d’Italia, il Comune di Castelvetrano, con provvedimento n.4 del 20 novembre 1866, istituì la “cinta daziaria”, che chiudeva l’aria cittadina, oltre la quale il dazio non si pagava.  La vasta area che comprende l’attuale Villa “falcone e Borsellino”, Piazza Dante e Piazza Bertani faceva parte fino alla seconda metà del 1800, della zona chiamata: “li cumuna di la Mmaculata” o “li cumuna fora li porti”, cioè fuori la cinta daziaria dell’antica città. 

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  • In particolare a noi interessa trattare quella parte posta davanti il portone d’ingresso della chiesa di Santa Lucia (o dell’Immacolata). Questo terreno abbandonato, con due successivi interventi del 1867 e del 1868 da parte del Comune fu bonificato e denominato “lo spiazzo” o “Spianata di Porta S. Francesco d’Assisi”, che a poco a poco si arricchì di alberi di alto fusto, di aiuole con fiori, con panchine in marmo e in ferro battuto e con una vasca di marmo.  Sullo spiazzo e sui “cumuna” si affacciavano poche case sparse, la chiesa dell’Immacolata e la chiesa della  Madonna di Porto Salvo (costruita per volere della principessa Pignatelli nel 1608 sul luogo dove il 07/10/1571, apparve la Madonna), e la chiesa di Santa Lucia. 

    La chiesa di Santa Lucia  del 1521 fu successivamente dedicata a San Francesco d’Assisi, per il convento di San Francesco d’Assisi, che vi fu costruito a fianco nel 1527 (abolito nel 1775  - Ferrigno); infine, per il culto apportato dai monaci Francescani, fu chiamata chiesa dell’Immacolata. Nel 1920 la villa veniva recintata divenendo il giardino pubblico più grande di Castelvetrano, da adibire al passeggio e allo svago dei cittadini. 

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  • Lo stesso anno veniva costruito un chiosco per la vendita di gelati e bibite, liquori, giornali ed altro. Contemporaneamente venne denominata “Villa Salandra” (dal nome dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri).  Il passeggio cittadino, specialmente quello estivo, allora di gran moda,  si estese fin dentro la villa. 

    In quegli anni, la vita offriva poche attrattive, le spiagge di Triscina e Tre Fontane ancora non erano conosciute, al mare di Selinunte andava il popolino, quando se lo poteva permettere; mentre i nobili e la ricca borghesia villeggiavano nelle ville di campagna, evitando di abbronzare la pelle, per non essere alla pari delle contadine. 

    Allora il passeggio si effettuava partendo da Piazza Garibaldi, lungo la via Garibaldi (una volta chiamata Strada Grande e poi Via San Francesco d’Assisi) e, uscendo dalla Porta Garibaldi (prima chiamata Porta di Mare, successivamente Porta San Francesco d’Assisi) si concludeva dentro questa villa che era il fiore all’occhiello della città. 

    Nel 1921 in occasione delle rievocazioni dantesche, la villa venne intitolata a Dante Alighieri. Nel 1932, podestà di allora Riccardo Tondi, la villa fu denominata “Giuseppe Garibaldi”.  Detto podestà fece costruire nel 1934  anche tutta la muraglia che racchiude il terrapieno della Villa: inoltre, siccome i  paletti di legno della recinzione erano già marci, la fece recintare con pali di ferro e reticolato con una spesa di £ 13.500 (delibera 518 del 31/8/1929).  

    Le porte di comunicazione fra il centro urbano e fora li porti erano “Porta di Mare” (Porta Garibaldi), Porta Frazzetta, (sbocco di via Rosolino Pilo) e porta Cottone (sbocco di via XXIV Maggio). 

    Con il r. decr. legge 20 marzo 1930, n. 141, integrato poi dal r. decr. 30 aprile 1930, n. 432, furono abolite le cinte daziarie, pur lasciando immutato il fondamento economico e giuridico delle imposte comunali sul consumo. "Si ebbe così” – per come disse Benito Mussolini – “un solo comune chiuso: l'Italia". 

    La Porta Garibaldi, costruita nel 1626, voluta dalla famiglia Aragona Tagliavia, si chiamava alle origini  “Porta di mare” perché, attraverso la via Garibaldi, raggiungeva il litorale di Selinunte passando per l’antica via Cavallaro, in quanto ancora la diramazione sulla SS.115, nel 1868 ancora non esisteva. 

    Con il passare degli anni, e fino all’inizio delle II Guerra Mondiale, alla villa si aggiunsero altri sevizi: nelle sere estive su una rotonda cementata  la banda comunale eseguiva concerti per la cittadinanza che affluiva in massa oppure si ballava, con la musica dell’orchestrina; la villa in quelle occasioni era illuminata in maniera sfarzosa, diventando un salotto cittadino.

    Durante la guerra tutto rimase in abbandono, ma negli anni ’50, per un decennio era ritornato tutto come prima. Intorno agli anni ’60 la parte retrostante la villa, formatasi col terrapieno del 1934, venne arricchita di alberi di pino, recintata e aggiunto un secondo cancello in corrispondenza di via Rosolino Pilo.

    La Villa Garibaldi così aumentò la sua superficie che arrivò complessivamente a 10.000 metri quadrati.  Purtroppo le ville comunali in questi ultimi anni ricevono poca attenzione da parte dell'Amministrazione pubblica e sono diventate sporche all’inverosimile e, spesso, rifugio di gente malavitosa.

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