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Il cardo: fiore d'inverno genuino, gustoso e utile a combattere le patologie del fegato

di: Graziella Palermo - del 2018-11-25

Immagine articolo: Il cardo: fiore d'inverno genuino, gustoso e utile a combattere le patologie del fegato

(ph. www.fornellidisicilia.it/)

Tipica pianta invernale a fusto che in apparenza assomiglia al comune sedano, ma in realtà appartiene alla stessa famiglia del carciofo di cui, infatti, ricorda il sapore con una vena amara più accentuata. Rispetto al più blasonato cugino cambia nettamente la consistenza, le costole carnose contengono abbondante fibra vegetale e se non si ricorre sapientemente a precise metodologie di coltivazione il rischio è quello di consumare un prodotto duro poco piacevole.

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  • Le varietà più diffuse in Italia sono: il Cardo di Bologna, privo di spine, con costole piene, di media grossezza. Il Cardo di Chieri, molto diffuso in Piemonte, di buona qualità, poco spinoso, facile da conservare. Il Cardo di Tours, pregiato ma poco diffuso perché spinoso. Il Cardo gigante di Romagna, coltivato nell’intera area romagnola, verde-grigio chiaro, a picciolo lungo. Esiste inoltre il Cardo alato che si trova comunemente nelle zone umide ed erbose e il Cardo triste che si distingue per i copolini fiorati rosso porpora. Conosciamo meglio questa tipica pianta invernale con la Dott.ssa Graziella Palermo.

    Per un attento acquisto scegliere cardi di colore bianco avorio con minimi cenni di verde sfumato, gambi serrati, coste larghe, spesse e croccanti, minima presenza di foglie.

    Proprietà nutrizionali

    Il cardo è ricco di calcio, potassio e sodio. Contiene: Carboidrati: 1,7; proteine: 0,6; grassi: 0,1; acqua: 94,3; colesterolo: 0; sodio: 23; calorie 10. Ha pochissime calorie, 14,3 ogni 100 grammi e un indice di sazietà piuttosto alto, quindi può essere arricchito di sapore anche utilizzando una certa quantità di grassi pur mantenendo un’elevata sazietà.

    Non contiene glutine

    Il suo aiuto nelle patologie epatiche Storicamente il Cardo mariano viene rammentato nella Bibbia come pianta medicinale, e anche Teofrasto e Plinio il Vecchio lo descrivono e ne parlano in relazione ai benefici che esercita sulla secrezione biliare.

    Nel medioevo fu coltivato nei monasteri e questo fatto ne facilitò la diffusione. Ma fu solo negli anni ’60 che sulla base di alcuni studi tedeschi, che vennero confermate le proprietà del Cardo mariano per le patologie del fegato, e se ne diffuse l’uso per i disturbi epatici acuti e cronici, quali le epatiti, come agente epatoprotettore e nelle intossicazioni alimentari.

    I principi attivi sono la silimarina e la silibina, le cui concentrazioni nella pianta variano a seconda della sua provenienza. La silimarina e la silibina hanno la capacità di incrementare nel fegato la concentrazione di due sostanze molto importanti per il nostro organismo, il glutatione (GSH) e la superossidodismutasi (SOD), che rappresentano i due più importanti sistemi fisiologici di difesa contro i radicali liberi.

    Solitamente i cardi si cucinano gratinati o fritti, dopo averli puliti e precotti ,fatta salva la tenerezza dei gambi, il cardo può essere preparato allo stesso modo dei carciofi, è ottimo nelle zuppe e nelle vellutate di verdure, per la preparazione di salse di primi di pasta fresca, sformati di verdura e pesce, contorni saporiti.

    Dott.ssa Graziella Palermo - [email protected]  

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