"La mia odissea in nave. Desolazione e frustrazione difficile da dimenticare"
del 2018-11-01
(ph. www.directferries.it)
Quando si parla di odissea, viene subito da pensare a quella che dovette affrontare l’eroe greco Ulisse, raccontate nel poema “Odissea” di Omero, il maggiore poeta greco, oppure a “2001: Odissea nello spazio”, indimenticabile film del famoso regista Stanley Kubrick.
Ci sono, però, delle micro odissee che a ciascuno di noi sarà capitato di vivere nella nostra esistenza. Vi racconto la mia ultima odissea. Avendo deciso di trascorrere qualche giorno insieme a mia figlia e alla mia nipotina Veruccia, e avendo con me la mia auto a seguito, mi sono imbarcato s’una delle belle navi della G.N.V., la “Majestic”, alla volta di Civitavecchia, città dove vive mia figlia.
La partenza era prevista per domenica ventotto ottobre alle ore due dal porto di Termini Imerese. Il ventisette mattina ho ricevuto un messaggio da parte della compagnia navale G.N.V. nel quale m’informavano che, per cause di maltempo, la nave sarebbe partita dal porto di Palermo, invece che da quello di Termini Imerese e che avrei dovuto presentarmi al check-in entro la mezzanotte di sabato ventisette.
Mi è preso un colpo: convinto che dovevo partire domenica ventotto, non avevo considerato che da casa sarei dovuto partire sabato ventisette. Meno male che è successo questo contrattempo, se no avrei rischiato d’arrivare la domenica sera sino a Termini Imerese, non trovare la nave, perdere i soldi, non andare più da mia figlia e tornarmene a casa avvilito. Cose che possono succedere, certo! Solo che non è finita qui.
Dopo che la nave è partita regolarmente dal porto di Palermo, alle ore due, durante la traversata, mentre dormivamo tutti in santa pace, di fronte l’isola di Ustica il capitano della nostra nave ha ricevuto un messaggio con il quale le autorità marittime italiane lo invitavano a prestare soccorso a un’altra nave in avaria.
Dopo ore d’attesa per sapere di preciso cosa dovevamo fare, al risveglio abbiamo appreso la tristissima notizia che stavamo tornando, di scorta all’altra nave, al porto di Palermo, dove siamo giunti, affranti, alle ore tredici di domenica. In pratica, quasi dodici ore sulla nave in navigazione ed eravamo ancora a Palermo. Assurdo! Un sussulto di gioia quando abbiamo visto la nostra nave, in prossimità di Palermo, virare e riprendere il cammino per Civitavecchia.
Molto stanchi e provati tutti i passeggeri, fra i quali molti stranieri, abbiamo dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Le sorprese, però, non erano finite. Dopo un paio d’ore di navigazione, siamo stati informati che, sempre a causa del maltempo, non potevamo attraccare al porto di Civitavecchia e ci stavamo dirigendo al porto di Napoli, dove siamo arrivati alle ore ventuno e trenta.
Un’ora per scendere con la mia auto dalla nave e subito partenza per Civitavecchia, dove sono giunto dopo tre ore d’estenuante viaggio. Riuscire a descrivere la rabbia, la desolazione, la frustrazione che si prova in questi casi è molto difficile anche per uno abituato a scrivere e a descrivere minuziosamente le proprie emozioni.
Lascio, quindi, alla fantasia del lettore tali considerazioni. Viva l’Italia!