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"La festa dei morti, il compito in classe e il ricordo della cara maestra Giovanna Passanante"

di: Anna Maria Bono - del 2018-11-01

Immagine articolo: "La festa dei morti, il compito in classe e il ricordo della cara maestra Giovanna Passanante"

Sin da quando ero piccolissima, mia madre mi aveva insegnato a considerare la morte come un fatto naturale dell’esistenza umana.

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  • Non è che me ne avesse parlato in modo specifico… ma mi portava con naturalezza in casa di parenti e amici in cui erano avvenuti fatti luttuosi, abituandomi anche ad un comportamento consono alle circostanze. Seppi poi, quando entrai nell’uso della ragione, che in occasione della morte del nonno paterno, avevo allora appena tre anni di età, io gironzolavo gioiosamente attorno al catafalco, impegnandomi a soffiare sulle candele accese e ad inviare bacetti sulla punta delle dita al nonno che era volato in cielo.

    Durante la frequenza della scuola elementare, sia io che le mie compagnette, avevamo l’abitudine di definire il periodo di vacanza, compreso tra Ognissanti e il 4 novembre, come FESTA DEI MORTI, perché eravamo sinceramente convinte che si trattasse di quattro giorni di vero divertimento.

    In terza elementare la maestra Giovanna Passanante, per la quale nutro ancora un sentimento di profondo affetto frammisto a venerazione, cercò di farci capire in maniera particolareggiata il diverso significato di ciascuna di quelle giornate; l’unica festa era Ognissanti, poi seguivano la Commemorazione dei Defunti e infine l’Anniversario della Liberazione. Per rendersi conto se avevamo capito le sue spiegazioni, c’invitò a svolgere un compitino adeguato alle nostre capacità di apprendimento.

    Finii prestissimo e portai trionfalmente il mio foglietto all’insegnante… Ricordo ancora la sua sonora risata quando lesse ad alta voce: -Ci sono quattro giorni di vacanza perché i Santi che sono nel cielo festeggiano l’anniversario della vittoria dei nostri cari morti, caduti nella I Guerra Mondiale. Rimasi allibita e delusa per l’irrefrenabile ilarità della maestra, anche perché… a modo mio… mi ero impegnata al massimo per assemblare il senso di quelle giornate.

    Poi l’insegnante, resasi conto del mio dispiacere, mi scompigliò affettuosamente i capelli e mi disse: -Il tuo compito è bellissimo… hai semplicemente fatto un po’ di confusione, ma poi capirai meglio…hai ancora tanto tempo davanti a te!

    Mi sfiorò una guancia con la mano un po’ bianca e ruvida per l’uso del gesso ed io raggiunsi il settimo cielo per la gioia di quella carezza! Cara maestra Giovanna Passanante, come ancora oggi ti vorrei qui, davanti a me, per portarti un foglietto in cui ci sia scritto ciò che poi la vita mi ha insegnato! Ormai tu, assieme a tante altre persone care, te ne sei andata via per sempre…e nessuno resta più su questo effimero mondo a scompigliarmi i capelli… ad accarezzarmi la guancia…

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