Ricordando “Mastro Ciccio” l' arrotino. Un mestiere di famiglia ancora vivo grazie al figlio Gaspare
di: Luigi Simanella - del 2019-01-13
In foto: Giglio Francesco
Durante le ultime festività natalizie sono stati allestiti a Castelvetrano alcuni presepi anche viventi. Uno è stato realizzato nel cortile interno di Palazzo Quidera in via Garibaldi, cornice ideale per questo tipo di ricostruzione storico-religiosa; un altro nelle catacombe della Chiesa dei Cappuccini e un terzo presso una tenuta privata lunga la strada per la Diga Delia.
Li ho visitati tutti con grande trasporto emotivo, anche perché per diversi anni mi sono adoperato per fare il cantore presso il presepe storico di Custonaci. In tutti c’era, naturalmente, una zona del presepe adibita ad accogliere il bambinello Gesù, fra la mamma Maria e papà Giuseppe, a rappresentare la grotta nella quale la Madonna ha partorito il figlio di Dio.
Attorno c’erano tante figure umane che rappresentavano i diversi mestieri antichi, oggi andati in disuso. Fra questi il moleta, l’arrotino. Quella d’affilare lame, coltelli, forbici, tronchesine e tutto ciò che ha bisogno d’essere ammolato, passato alla mola, è un’arte antica che in un passato a noi non troppo lontano era molto richiesta.
Le massaie lo avvicinavano e gli affidavano i loro utensili da taglio che lui con diligenza faceva tornare lucidi e taglienti come quando acquistati nuovi.
S’affianca al mestiere dell’arrotino anche quello dell’ombrellaio. “Affiliamo forbici, forbicine, coltelli. Aggiustiamo gli ombrelli. Se la tua cucina ha fughe di gasse, noi te la ripariamo. Abbiamo tutti i pezzi di ricambio per le cucine a gasse”, si sentiva gridare a squarciagola per le vie del paese quando egli passava con la sua bicicletta con montata la mola. Per la verità anche oggi si sente passare l’arrotino non più sul bipede, ma con un camioncino o un’Ape. Il messaggio è sempre il solito, ma diffuso da un megafono. Egli ha ampliato le sue conoscenze, specializzandosi sulla manutenzione di materiali abrasivi, d’acciaieria e metallurgia.
A Castelvetrano a mantenere viva la tradizione c’è Gaspare Giglio, che dal 1980 mantiene ancora aperta la sua bottega al numero quattro di via Agesilao Milano. Antica arte ereditata dal padre Francesco, morto nell’anno 2002 all’età di settantadue anni, da tutti conosciuto come lu zu Cicciu, che per tanti anni ha esercitato il mestiere dell’arrotino. “Mastru Cicciu”, insieme al fratello Giacomo, l’ha imparato a sua volta dal padre Agostino, “Mastru Austinu”, ch’aveva aperto la fucina nel lontano 1945.
Allora la mola sulla quale s’affilavano gli attrezzi era fatta girare tramite dei pedali, mentre oggi essa gira elettricamente. L’antica bottega artigianale di Castelvetrano si presenta ancora uguale a ieri, piccola e tetra. Entrandovi sembra che il tempo non sia trascorso. Sulle pareti sono appese le foto di lu zu Cicciu al lavoro e tanti attrezzi dallo stesso realizzati e altri che ricordano quel particolare periodo storico.
Più di recente l’arrotino è il personaggio comico interpretato da Rocco Ciarmoli, il gigolò, uno dei personaggi più amati dal pubblico che segue il programma di cabaret “Zelig”, trasmesso dal 1996 su Italia 1. Il suo tormentone “Donne è arrivato l’arrotino”, frase con la quale l’artigiano ambulante d’un tempo annunciava il suo arrivo, ha fatto breccia anche nelle nuove generazioni.