Il bastoncino da passeggio e la 'passiata' a Castelvetrano. Quando la movida della città era in via Garibaldi
di: Vito Marino - del 2019-07-04
Mio padre mi raccontava che intorno agli anni ’20 del 1900, il centro della vita mondana di Castelvetrano era la Via Garibaldi (già “Strata Granni” e Via S.Francesco d’Assisi), Piazza C. D’Aragona (già Piazza Garibaldi ed ex Piazza Botteghelle e San Pietro o Duomo) e la Via Mazzini; qui si svolgeva il passeggio e c’erano i negozi.
La Villa Garibaldi (il vecchio Spiazzo, oggi Villa Falcone e Borsellino), fino agli anni ’50 era frequentatissima, tanto che nelle sere estive c’era l’orchestrina che suonava e si poteva ballare su una pista cementata, che ancora esiste.
Nelle ricorrenze festive la gloriosa banda comunale di Castelvetrano eseguiva brani di musica lirica o sinfonica “a lu chianu” (in Piazza Garibaldi, il centro di vita mondana del paese). Intorno agli anni ’50, mi ricordo che il centro mondano del paese incominciò a spostarsi verso la Via V. Emanuele, restando la piazza Garibaldi il salotto del paese. Fino a quegli anni ancora la spiaggia di Triscina e Tre Fontane non erano valorizzate e Selinunte era frequentata da pochi villeggianti, quindi la vita allora offriva poche attrattive e per molte persone, specialmente donne, oltre alla messa domenicale e alle feste religiose la passeggiata rappresentava l’unico svago.
Con la passeggiata gli uomini trovavano il modo di comunicare e dire tante cose alle donne: evidentemente con gli occhi. Le donne che non andavano a passeggiare si “godevano il passeggio” dal balcone dalla finestra o dal terrazzo oppure origliando dietro le persiane o dietro la porta messa “a vanidduzza” (socchiusa).
Classica era la passeggiata del giovanotto sotto la finestra o il balcone della donna amata: Passare e ripassare senza mai stancarsi, con la speranza di vedere affacciata la ragazza dei propri sogni. Se il giovanotto piaceva alla ragazza, spesso si riusciva allo scopo. L’amore platonico fatto di sguardi furtivi era tutto ciò che allora si poteva ottenere.
Folcloristica, direi, era la passeggiata dei fidanzati: essi camminavano l’uno a fianco all’altra, spesso con divieto di mettersi a braccetto, e dietro, un certo numero di parenti intimi; una vera processione. Agli inizi del 1700 la spada era portata dai nobili, obbligatoriamente, come segno distintivo del loro rango; nel corso del secolo, il bastone incominciò a sostituire la spada, Napoleone considerò il bastone come simbolo dell’imperio. Dopo il 1830, con lo sviluppo industriale, l’uso dei bastoncini da passeggio si diffuse anche in ceti meno abbienti; trasformandoli in un accessorio di moda indispensabile nel corredo di qualsiasi persona, che possedesse un abito presentabile. Le dame, di contro, usavano graziosi e sofisticati ombrellini parasole.
Nella prima parte del Novecento, il bastoncino accentuò questo ruolo di elemento distintivo dell’eleganza. La seconda guerra mondiale ne decretò la fine. Tuttavia, intorno agli anni’50, cioè fin dove arrivano i miei ricordi, gli appartenenti alla borghesia, con il vestito della festa e le scarpe lucide passeggiavano accompagnandosi con il bastoncino da passeggio, che facevano dondolare al ritmo del passo, tante volte lo facevano volteggiare tenendolo sempre dalla parte del manico.
Il bastoncino era un mezzo per mettere in evidenza lo stato sociale leggermente più elevato rispetto al popolino e, vista la sua importanza, nelle abitazioni di questi borghesi, che abitavano sempre nei piani alti, non mancava, nella saletta d’ingresso, la “bastoniera”, un mobile dove si collocava il bastoncino.
Detto mobile portava anche il reparto per il parapioggia e per l’ombrello della signora. Infatti, la signora appartenente alla borghesia non usciva, esponendosi al sole, ma proteggendosi con l’ombrello di seta o di cotone ricamato. Infatti era disonorevole avere il viso abbronzato, visto che solo i contadini, una classe agli ultimi gradini dello stato sociale avevano il viso abbronzato.