Lu "trarituri" e i sistema di difesa di un tempo nelle campagne siciliane
di: Vito Marino - del 2019-05-08
A proposito della difesa, durante la scomparsa civiltà contadina, diciamo fino agli anni ’50 circa, quando in campagna qualcuno si avvicinava ad un casolare per cercare il padrone, prima di avvicinarsi, ad una distanza tale da essere sentiti, gridava a viva voce: “Oh di li casi!” (c’è qualcuno in casa?).
Ciò per evitare la brutta sorpresa di essere aggrediti da qualche cane o, peggio ancora, di essere scambiati per una persona indesiderata o pericolosa e ricevere qualche “scupittata” (colpo di fucile). Oltre che dalla mafia, la nostra terra di Sicilia è stata avvelenata anche dal sottobosco della delinquenza comune e dai “percia pagghiara” (ladri di polli, ladruncoli).
La campagna una volta rappresentava la fonte principale di tutte le ricchezze, pertanto, costoro qui operavano e prosperavano. Per difendere le loro proprietà contro la malavita, i grossi proprietari terrieri avevano a loro disposizione uomini armati o si tenevano amici i grossi “Don” della mafia. I piccoli proprietari e i mezzadri, per sopravvivere dovevano difendersi da sé.
Così, avevano escogitato un sistema di difesa molto ingegnoso: nei magazzini e abitazioni di campagna o nei bagli, a fianco del telaio della porta (o portone) d’ingresso praticavano un buco, che dall’interno andava restringendo verso l’esterno, tanto da confondersi con gli altri buchi e fessure esistenti nei muri vecchi. In questo modo essi potevano scrutare senza essere visti chi c’era fuori. All’occorrenza, per difendersi da malavitosi potevano sparare, senza essere visti. Per questo motivo il buco veniva chiamato “trarituri”.