Il matrimonio di una volta in Sicilia tra ostacoli, campanilismo e pregiudizi
di: Vito Marino - del 2019-05-10
(ph. ancilino.wordpress.com)
Nella memoria storica mai scritta, della Sicilia e dei Siciliani si ricorda che nel lontano passato fra i cittadini di un paese e quelli di un altro, c’era una forma di odio che li divideva. Ma questa forma di esagerato campanilismo si manifestava anche da un quartiere ad un altro e addirittura da una parrocchia ad un’altra. Dai miei lontani ricordi, quando negli anni ’50 – ’60 al campo sportivo di Castelvetrano si svolgeva una partita di calcio con la squadra del Mazara, c’erano sempre tafferugli fra gli sportivi delle due città e doveva intervenire la polizia. I castelvetranesi erano allora appellati come “carcucciulara”, mente i castelvetranesi chiamavano “urbis pisciorum” la città di Mazara.
Ricordo anche che i ragazzi di un quartiere non erano accettati da quelli di un altro quartiere e, se qualcuno si avventurava da solo in un altro quartiere ed era scoperto dal branco, veniva immancabilmente malmenato. Purtroppo questo campanilismo avveniva anche in caso di fidanzamenti e matrimoni: non si potevano, né si dovevano celebrare matrimoni nei casi già detti. Di questa realtà storica verbale, ne è complice il noto proverbio “Moglie e buoi dei paesi tuoi”. Come ostacolo a molti matrimoni, nei piccoli comuni c’era anche la differenza sociale.
Per avere un’idea di come era suddivisa la scala sociale di allora, il galantuomo, che si poteva pure dire “omu di cappeddu” o col suo titolo nobiliare di “cavaleri” ecc. formava l'alto ceto della scala sociale e valeva molto di più di un docente o di un impiegato statale. A sua volta l’impiegato sovrastava di molto il contadino o pastore, che rappresentavano l’ ultimo gradino della scala sociale. Nella stessa classe contadina, a sua volta c’era una netta distinzione fra un pastore o un contadino, che possiedono rispettivamente pecore o terreni, e un bracciante o un guardiano di porci nullatenente.
Questi pregiudizi dopo gli anni ’60 scomparvero per le ventate di modernismo portate dai nostri emigranti tornati dalla Svizzera o Germania e con il subentrare della civiltà del benessere e del consumismo.