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Nel ricordo dell’antica fiera salemitana. Tre giorni tra affari, tradizioni e gli immancabili “parolai”

di: Dott. Francesco Marino - del 2019-06-10

Immagine articolo: Nel ricordo dell’antica fiera salemitana. Tre giorni tra affari, tradizioni e gli immancabili “parolai”

Nell’immagine tratta, è riprodotto un momento della fiera salemitana degli anni ’50, in zona adiacente via dei Mille oggi adibita a parcheggio. Negli anni successivi al dopoguerra, a Maggio e a Settembre, la fiera a Salemi era una circostanza gioiosa e di intensa socializzazione.

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  • Se non di più, almeno in una delle tre giornate di fiera tutti i salemitani partecipavano all’avvenimento: i bambini potevano farsi comprare il tanto desiderato giocattolo, mentre gli adulti ne approfittavano per rinnovare la strumentazione utilizzata nelle rispettive diverse attività economiche svolte. I luoghi che ospitavano la fiera erano adiacenti i punti del paese più movimentati.

    In piazza Libertà e in via Marsala c’erano le bancarelle coloratissime di giocattoli, sempre circondati dal bambino desideroso della pistola per poi emulare lo sceriffo del far-west o della bambina che desiderava la bambola con abiti vivacissimi. Non mancavano le merceria ambulanti dove le nostre nonne trovavano il gomitolo di lana specifico o quei bottoni introvabili altrove. Anche il venditore del bianchissimo zucchero filato era presente.  

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  • Lungo la dislogazione della fiera non scarseggiavano i “parolai”  che dopo aver venduto le “polizze” della lotteria estraevano a sorte un quadro o una delle prime bambole che, pigiate sul petto, pronunciavano la parola “mammina”. Di solito, costoro erano persone sconosciute in paese e pronunciavano nomi ad alta voce, quasi sempre sovrapponibili ai nominativi dei presenti, per emulare familiarità con tutti come a significare una vecchia amicizia.

    In tanti stavano ad ascoltare le frasi seducenti di quegli uomini durante la lunga attesa per l’estrazione che si concludeva, quasi sempre, con i sospetti di complicità tra il loquace paroliere e il vincitore.  Altre parti della fiera erano collocate lungo la strada che porta al castello e in via del Mille, dove venivano offerte, in prevalenza, strumenti utili per l’esercizio delle pratiche agricole.

    Si trovavano le botti, i cesti di vimini da utilizzare per la vendemmia, i panieri da impiegare per la raccolta della frutta, gli strumenti per la mietitura del grano o le scale di legno da appoggiare agli alberi di ulivi per la raccolta del frutto.  A dire il vero si trovavano anche i bastoni d’appoggio, in legno, utilizzabili dagli anziani. La parte forse più folkloristica della fiera riguardava la vendita del bestiame, collocata in piazza  Riformati e dietro via dei Mille nei luoghi oggi adibiti a parcheggio.

    La sistemazione non in zone centrali era dovuta agli sgradevoli odori che accompagnano l’esistenza degli animali oltre al loro naturale rumoreggiare. Vi si trovava di tutto: muli, maiali, pecore, capre, asini, mucche, pulcini ecc. I versi delle bestie, udibili a distanza, esprimevano la dominante economia salemitana formata anche dall’allevamenti di animali.  

    In quei giorni, la cittadina del Belìce, veniva invasa da allevatori provenienti da ogni parte della Sicilia.

    Qualcuno ricorda ancora quando una bestia scappava dal recinto e poi veniva rincorsa per le vie del paese e catturata dai giovanissimi di allora. In cambio, per il recupero dell’animale, i ragazzi ricevevano dal commerciante qualche moneta che, immancabilmente  spendevano per l’acquisto dei “bomboloni” da “u zu Giuvanni u caramellaru”.  

    Nella fiera, c’era sempre in giro un mediatore che promoveva la vendita di una bestia. Qualcuno ricorda ancora i sensali Caradonna, Capizzo, Gaudino, Curia ecc.

    Lo scenario dell’acquisto era sempre lo stesso: le parti formulavano la domanda e l’offerta e il mediatore intercedeva tra loro fino a far raggiungere l’intesa. Se l’oggetto della trattativa riguardava un mulo, prima dell’affare, l’acquirente apriva la bocca dell’animale e controllava i suoi denti: da quel gesto comprendeva lo stato di salute e la reale età del quadrupede. Quel tradizionale raduno di persone per promuovere una varietà di attività, di intrattenimento e commercio, è rimasta praticata a Salemi fino alla fine degli anni sessanta.

    E’ stato il terremoto del ‘68 ad interrompere quella tanto apprezzata tradizione. Ma nessuno, nemmeno un’altra catastrofica forza della natura, potrà mai separare i salemitani dei tanti stupendi ricordi legati a quell’evento di cui, e a buon ragione, hanno motivo di essere fieri.

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