La voce di Davide Marchese "conquista" il web. Il talento partannese a Milano per un importante musical
di: Federico Pier Paolo Indelicato - del 2019-10-28
Fin da piccolo papà e mamma lo hanno accompagnato nel suo percorso di crescita artistica, facendolo appassionare soprattutto alla musica tramite l'ascolto di artisti di spessore internazionale quali Pink Floyd, Alan Parsons Project, Kc & The Sunshine Band, Stevie Wonder, e nazionale, come Battisti, Battiato, Alberto Radius, Renato Zero che tanto hanno influito nei gusti del giovane 27enne partannese Davide Marchese. Così lo presentavamo qualche anno fa in un articolo che gli abbiamo dedicato (clicca qui).
Oggi il suo canale Youtube conta oltre 55 Mila iscritti, i suoi video ottengono milioni di visualizzazioni ma, a nostro giudizio e non solo, il bello deve ancora venire se si considera la sua giovane età, il talento e la naturalezza con cui la sua voce sembra in tutt'uno con il personaggio dei cartoon che interpreta.
Le sue re-interpretazioni di brani tratti soprattutto di classici d'animazione, quindi famosi e blasonati, come l'indimenticabile "Hakuna Matata" tratta da "Il Re Leone" (clicca qui per vedere il video) emozionano il web e in tantissimi invocano il suo ingresso nel regno della Disney. Torniamo oggi a parlare di lui per raccontare come procede la sua carriera sempre più in giro per l'Italia, diviso tra Roma, Milano. La nostra redazione ha raggiunto Davide Marchese per porgli alcune domande.
Ciao Davide, che occasioni lavorative hai avuto dopo la Scuola di doppiaggio?
"Le mie capacità di Cantante unite alle competenze acquisite nel primo anno di studio alla scuola di Canto e Doppiaggio Cantato “Ermavilo” mi hanno portato ad essere selezionato come attore/cantante per numerose canzoni presenti nelle due stagioni di "Little big awesome" di Amazon Kids e nella quarta stagione della serie “Chiedi agli Storybots” di Netflix".
Dove vivi oggi?
" Da due anni vivo a Roma ma mi sono appena trasferito a Milano dove per diversi mesi andrò in scena con il musical ‘La Fabbrica di Cioccolato’ nel ruolo di Augustus Glup"
Hai terminato la scuola?
"Ancora non ho ultimato l’accademia di doppiaggio, anche se i corsi non sono strutturati per avere una durata esatta uguale per tutti ma vanno “calibrati” sul percorso di ciascun allievo. Tolto il periodo sabbatico a causa del musical che mi porterà a Milano, conto di ultimare il mio percorso di formazione al massimo con un altro anno accademico".
A cosa stai lavorando adesso? Sappiamo che sei stato selezionato per un importante progetto e sei “corteggiato” da diverse società di doppiaggio.
"Nell'ultimo mese e mezzo ho lavorato molto come assistente di doppiaggio per la Tiger Film di Roma, in particolare per due film destinati alle sale cinematografiche,"Skin" e "Judy", e per una serie televisiva, "The Athena", che andrà in onda su canali Rai; da pochissimi giorni poi ho ripreso in mano il copione di "Charlie e la Fabbrica di Cioccolato: Il Musical" che sarà in scena dall’8 Novembre alla fabbrica del vapore a Milano e per il quale ho fatto tre settimane di prove lo scorso luglio.
Ci aspettano ancora due settimane di prove circa, prove tecniche per l’esattezza, e poi dovremmo essere pronti per calcare il palcoscenico in tutta serenità."
Quali voci ti piace di più impersonare?
"Adoro i caratteri, del resto mi dicono che sono un caratterista, quindi qualsiasi cosa sia sopra le righe mi affascina, mi incuriosisce e soprattutto mi diverte nel momento in cui presto la mia voce. Inevitabilmente quindi il pensiero va subito ai cartoni animati di cui sono stato e sarò sempre grande appassionato, soprattutto quelli di casa Disney."
Come fai ad immergerti in un personaggio?
"Il doppiatore è un attore a tutti gli effetti. Una delle prime cose che le accademie di doppiaggio Oneste comunicano agli interessati ai loro corsi è che il doppiaggio è una specializzazione del mestiere dell’attore, il che significa che se non hai già delle basi attoriali o quantomeno delle esperienze anche amatoriali ma abbondanti sul palcoscenico è molto più difficile approcciarsi al doppiaggio e riuscirci con successo.
Detto questo, nel doppiaggio il tempo per calarsi nel personaggio è infinitamente inferiore rispetto al teatro o al cinema: in teatro hai diversi mesi di tempo per studiare il personaggio, farlo tuo e in un certo senso farlo evolvere di prova in prova e di replica in replica; nel cinema più o meno è lo stesso ma, a differenza del teatro dove si va interamente di “buona la prima”, quando qualcosa non va per il verso giusto si può sempre fare un altro take, compatibilmente con i tempi di produzione.
Il doppiaggio è per certi versi l’estremizzazione di alcuni degli aspetti dei due mondi paralleli precedenti: non hai i mesi di preparazione a disposizione quindi quando entri in sala doppiaggio tutto è una sorta di “buona la prima”, non hai un copione da studiarti a casa e non hai tempo di leggerlo tutto insieme lì per lì ma devi farti bastare un riassunto più o meno striminzito che ti fa il direttore di doppiaggio della storia e del tuo personaggio; a quel punto un pezzetto per volta, il termine esatto è “anello”, si comincia a incidere e qui, come nel cinema, se qualcosa non va al primo tentativo c’è la possibilità di ripetere l’incisione ma, a differenza del cinema dove in teoria si possono battere molteplici Ciak della stessa scena, non si può superare un certo numero di tentativi, l’ideale sarebbe 2/3 al massimo altrimenti si rischia di sforare i tempi dei piani di lavorazione che sono sempre più rigidamente ristretti, soprattutto per i prodotti seriali televisivi o web.
Per rispondere quindi alla tua domanda, direi che immergersi nel personaggio è complicato, a volte può sembrare quasi impossibile per certi versi. Quello che è importante nel doppiaggio è la capacità di fare uno switch, di passare di sala in sala, di turno in turno da un personaggio all’altro con estrema agilità e immediatezza, proprio come quando con un telecomando si passa da un canale all’altro.
Del resto nel doppiaggio non ti si chiede di mettere del tuo nel personaggio ma al massimo di mettere del tuo sull’attore che ha già interpretato quel personaggio, una cosa abbastanza diversa.
Non puoi avere dei tempi tuoi per una battuta, non puoi cercarne l’intenzione in te ma devi stare sui tempi, le intenzioni, i “flussi di energia” emotiva che l’attore ha messo in quella battuta, in quel ciack e, soprattutto, in una lingua che non è la tua ma che con la tua in un modo o nell'altro condivide una cosa fondamentale ed innegabile: la logica."
Finita la chiacchierata ringraziamo Davide per il tempo dedicatoci e lo salutiamo con un grande in bocca al lupo per lo spettacolo ‘La Fabbrica di Cioccolato’ che prestissimo lo vedrà in scena.