“La cucuzzedda longa”, "lu citrolu" e “li tinnirumi”
di: Vito Marino - del 2019-08-23
“La cucuzza” (la zucchina) è una pianta erbacea annuale flessibile, strisciante o rampicante, appartenente alla famiglia delle cucurbitacee. Oggi in commercio si trovano un’infinità di zucche e zucchine. Una volta c’era “la cucuzza baffa” (la grossa zucca panciuta invernale), “la cucuzzzedda curta” (la zucchina corta) usata per friggere e “la cucuzzedda longa” (la zucchina lunga); quest’ultima era messa in mostra nelle ceste dei “putiara” (bottegai) con i prezzi già incisi con un coltello, in numeri romani, nella buccia della stessa zucchina in prossimità del “piricuddu” (peduncolo); durante il caldo estivo, molto consumati perché considerati “frischi” (rinfrescanti per l’intestino) sono “li tinnirumi”: della stessa pianta di zucca si utilizzano i germogli e le foglie più tenere.
“Lu citrolu” (il cetriolo) Ha forma allungata, simile alla zucchina genovese, buccia spessa, di colore verde, polpa bianca succosa, piacevole al palato; è un ortaggio che necessita di temperature piuttosto elevate, almeno al di sopra dei 10°C, per via delle sue origini sub-tropicali e richiede anche abbondanti irrigazioni senza le quali potrà dare frutti, che nella parte terminale assumono un gusto amaro e di proporzioni più piccole.
Viene mangiato crudo tagliato a fette ed entra come componente di insalate miste o come guarnitura di piatti freddi. Quando ero ragazzo, il cetriolo si mangiava aggiungendo un pizzico di sale ad ogni pezzetto tagliato e accompagnato col pane, Ne esiste un’altra pianta che produce i cetriolini usati, sott’aceto, in antipasti misti ed entra affettato nella composizione della giardiniera. Secondo la cultura dei nostri nonni, l’irrigazione era poco usata per mancanza d’acqua e di mezzi d’irrigazione, per cui il cetriolo quando si doveva mangiare si tagliava “lu culu” (la parte terminale) e con questo si strofinava il moncone rimasto per fare uscire una schiuma. Si asseriva, infatti, che con questo sistema uscisse fuori “l’amarosticu” (l’amaro contenuto). “O Signuri chi facistivu lu citrolu e lu facistivu cu lu culu amaru!” (oh Signore che avete creato il cetriolo e l’avete creato col culo amaro!), così sentenziava una frase idiomatica detta, però, a metafora riferendosi a persona.
Infatti per citrolu si intendeva anche quel ragazzo alto e ben fatto, ma vuoto nel suo comportamento. Un proverbio dei vecchi tempi sentenziava: “L’amuri è comu lu citrolu, acccueincia duci e finisci amaru” (l’amore è come il cetriolo, comincia dolce e finisce amaro). L’inizio di una relazione è sempre dolce, ricco di bei momenti condivisi, di emozioni e di gioie; quando purtroppo un idillio finisce, invece, arrivano le lacrime e l’amarezza.