Le 7 grandi bugie raccontate sul MES
di: Salvatore Pernice - del 2020-01-11
Nell’ultimo mese l’opinione pubblica non ha fatto altro che parlare del MES su delle novità che, vedremo, non sono mai state realmente tali. Tra chi annunciava l’apocalisse imminente, chi è rimasto indifferente all’argomento e chi ha alzato dubbi o preoccupazioni, ho sentito la necessità di scrivere per fare un po’ di chiarezza sull’argomento, cercando di fornire al lettore gli anticorpi necessari per difendersi dalle strumentalizzazioni basate spesso sulla falsa rappresentazione della realtà. Il consiglio che suggerisco al lettore è comunque quello di dubitare sempre circa la veridicità delle informazioni filtrate e di fare lo sforzo di consultare personalmente, quando possibile, le fonti ufficiali. Ragion per cui allego tutta la documentazione inerente alle argomentazioni trattate nel seguente articolo.
Ecco, allora, le 7 grandi bugie raccontate sul MES:
-Prima bugia: il MES è un’organizzazione privata che persegue i propri interessi.
Il MES (o Meccanismo Europeo di Stabilità) è un’organizzazione pubblica, sovranazionale, partecipata da 19 Stati europei, funge da prestatore di ultima istanza ed ha un board indipendente dalla Commissione UE; istituita dopo la crisi del 2008, più esattamente nel 2012, come evoluzione del FESF e MESF, con l’obiettivo di aiutare i Paesi che si sono trovati in difficoltà finanziaria.
-Seconda bugia: il MES ha aiutato gli altri Paesi in difficoltà con i soldi dell’Italia.
Ad oggi il MES ha aiutato, in ordine temporale, i seguenti Paesi: Irlanda, Portogallo, Spagna, Cipro, Grecia. Ma tutti i fondi che l’Italia e gli altri Paesi hanno versato al MES servono solo come garanzia, non vengono dunque impiegati per finanziare direttamente gli Stati in difficoltà e nel caso specifico l’Italia ha versato nel fondo 14,3 e non 63 mld come invece è stato raccontato. Il MES emette debito rivolgendosi ad investitori privati, concedendo così un finanziamento a tasso agevolato, rendendo molto più efficiente il meccanismo di aiuto agli Stati in difficoltà. Se non esistesse questo meccanismo, invece, ciascun Paese dovrebbe versare le somme concesse in modo diretto, ma ad un tasso di interesse differente da Paese a Paese. L’Italia, seguendo questa logica, prenderebbe questi soldi a prestito con un tasso del 3% circa, mentre la Germania con un tasso intorno all’1%, ma entrambi sarebbero comunque costretti a concedere l’aiuto ad un tasso agevolato, producendo dunque delle disparità di trattamento.
-Terza bugia: l’Italia subisce le decisioni di Francia e Germania.
In caso di situazione non emergenziale il MES prende le proprie decisioni all’unanimità (tutti gli Stati devono essere d’accordo con la proposta avanzata), in caso di situazione emergenziale il MES prende le proprie decisioni con una maggioranza dell’85% dei voti in base ad una quota di partecipazione basata sull’importanza economica dei singoli 19 Paesi. Nel caso specifico l’Italia vanta una quota pari al 17,80%, preceduta soltanto da Germania e Francia con delle quote rispettivamente del 26,96% e 20,25%. Non è difficile, a questo punto, comprendere che Italia, Germania e Francia abbiano un vero e proprio diritto di veto e che senza il loro accordo il MES non può fare praticamente nulla.
-Quarta Bugia: la riforma del MES penalizza il nostro Paese.
La riforma del MES non fa altro che riproporre le regole previste per i vincoli Europei, già di per sé molto flessibili, specificando in modo più chiaro come si individuano i due principali canali di finanziamento previsti per i Paesi che rispettano e non i vincoli Europei; rispettivamente il PCCL, attraverso il quale lo Stato può decidere unilateralmente sugli interventi da effettuare per ristabilire una crescita economica sostenibile e può rientrare dalla linea di credito agevolata qualora rispettasse determinati criteri economici, e l’ECCL, nel quale è prevista una linea di credito più restrittiva e le decisioni sugli interventi sono concordati in via bilaterale tra Stato, MES, BCE e Commissione Europea. L’Italia, come qualsiasi altro Stato Europeo, qualora necessitasse l’intervento del Meccanismo, verrà inserito in uno dei due canali di credito a seconda degli esiti sulle valutazioni economiche e politiche sul rispetto dei criteri Europei. Dipende tutto, dunque, dalla gestione più o meno virtuosa dei conti dei Governi dei singoli Stati membri.
-Quinta bugia: Il backstop finanzia le banche tedesche e francesi con i nostri soldi.
Il Backstop è un nuovo strumento del MES per aiutare le banche in difficoltà all’interno dell’UEM, attraverso il quale il fondo può prestare alle banche ma, come spiegato già, non direttamente con i soldi degli Stati membri. Affermare che questo strumento non serva al nostro paese comporta una visione alquanto miope sulla questione, in quanto lo stesso sistema bancario Italiano non è esente da criticità, alcune registrate anche recentemente (vedi banca popolare di Bari). Ma anche qualora il nostro sistema bancario fosse solidissimo, fa parte della logica di integrazione Europea aiutare chi si trova in difficoltà; un esempio concreto è dato dalla Germania che, nonostante sia alquanto improbabile che possa fallire, destina puntualmente dei soldi per poter rendere più sostenibile anche il nostro debito pubblico. Inoltre, prima di accedere al backstop le banche devono necessariamente attivare il meccanismo del “bail-in”, andando così a colpire direttamente gli investitori e i risparmiatori del Paese in difficoltà, che per primi ci rimetteranno per la cattiva gestione bancaria del Paese.
-Sesta bugia: L’introduzione delle Clausole d’Azione Collettiva (CACs) aumenta il costo del debito pubblico.
Le CACs, già presenti dal 2012, servono per semplificare e velocizzare il processo di ristrutturazione del debito di un Paese e sono già presenti nel 70% dei Titoli di Stato Italiani. La riforma del MES consentirebbe di ridurre l’iter decisionale ad un'unica votazione (non più doppia) per tutti i creditori per poi procedere all’eventuale (mai automatica) ristrutturazione. Allo Stato, infatti, non è consentito accedere ai mercati finanziari per fare altro debito almeno fino a quando non avviene la totale ristrutturazione del debito, con le tutte conseguenze annesse per l’economia, come è accaduto per l’Argentina, dove gli investitori non hanno offerto margine di trattativa per ridurre l’importo delle somme dovute. È la cattiva gestione della spesa pubblica che rende il debito pubblico da ristrutturare, non la facilità della ristrutturazione che genera la ristrutturazione. Inoltre, la letteratura scientifica tramite alcuni studi, contrariamente a quanto è stato narrato, ci suggerisce che facendo un confronto tra titoli di Stato, quelli con le CACs pagano un tasso di interesse più basso, dunque renderebbero il nostro debito Pubblico più sostenibile.
-Settima bugia: Il dibattito nato in Italia ha fatto slittare la data della votazione per la riforma del MES.
Il dibattito sulla riforma del MES è stata una vera e propria strumentalizzazione politica. L’Italia è stato infatti l’unico Paese membro su 19 ad opporsi alla votazione di Dicembre per ragioni politiche, con tanto di raccolta firme contro la riforma del MES organizzata dallo stesso partito che nel 2010 votò favorevolmente al Parlamento Europeo e al consiglio Europeo con il loro Governo, confermando, se non altro, l’imbarazzante incoerenza politica. Modifiche quelle del MES, per lo più burocratiche o operative, già note da Giugno e sulle quali si è alzato un polverone solo recentemente poiché a Dicembre si sarebbe dovuto votare per rendere queste modifiche definitive. La votazione è poi stata slittata a Marzo per problemi di natura tempistica e burocratica che interessavano in particolare la Francia.
Riferimenti Bibliografici:
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01132364.pdf
https://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/AT026.pdf?_1572008612162
https://www.esm.europa.eu/financial-assistance
https://scholarship.law.duke.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=6237&context=faculty_scholarship