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Il castello "Bellumvider" di Castelvetrano tra storia, aneddoti e Principi

del 2020-02-06

Immagine articolo: Il castello "Bellumvider" di Castelvetrano tra storia, aneddoti e Principi

La città di Castelvetrano è ubicata su una collina  alta 190 metri  sul livello del mare e domina una vasta pianura. Il toponimo Castelvetrano deriva dal latino “Castrum vitranum” o “Castrum veteranum”. Durante la dominazione araba ebbe un altro toponimo tuttavia questo prevalse. In epoca sveva questo territorio fu luogo di diverse lotte contro la resistenza dei musulmani che abitavano in diversi casali della zona. Il castello di Bellumvider assieme al castello di Bellumreparum (Campobello) e la torre di Burgimilluso (Menfi), furono realizzati dall’Imperatore Federico II per affermare la sua potenza, proteggere la riserva di caccia di Birribaida e controllare un vasto territorio abitato da popolazioni musulmane.

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  • Questo castello fu eretto in prossimità della foresta di Birribaida, dove l'imperatore, accompagnato da un seguito di soldati, falconieri, notabili ed il suo seguito, si recavano per dedicarsi alla caccia. Pubblicò un documento, lo 'Statutum de reparatione castrorum', in cui censì tutti i castelli, gli edifici militari e quelli adibiti alla funzione pubblica, alla cui riparazione furono obbligate le comunità locali. Il castello di Bellumvider, costruito nel 1239, fu inserito in questo elenco. In un documento della Cancelleria angioina del 1271, la terra ed il castello di Castelvetrano appartengono al milite Giovanni da Lentini, figlio di Alaimo, l’eroe dei Vespri Siciliani.

    Nel 1296, il re Federico II d’Aragona (detto anche Federico III), assegnò il feudo ed il castello a Tommaso da Lentini ma nel 1299 lo spogliò delle proprietà per fellonia (tradimento della fede giurata dal vassallo al re), in quanto alleatosi con gli angioini. Il Re, quindi nel 1299, assegnò la terra di Castelvetrano al fedelissimo Bartolomeo Tagliavia ad eccezione della foresta di Birribaida e del castello. Dopo alcuni secoli, il castello pervenne a Giovanni Vincenzo Tagliavia, che nel 1538, fu insignito del titolo di conte di Castelvetrano. Il nipote di quest’ultimo, Carlo Tagliavia Aragona, ereditò il castello ed ebbe conferito da re Filippo I di Sicilia il titolo di principe. Il seguito Giovanna Tagliavia Aragona Cortes, sposò Ettore Pignatelli ed il castello passò a questa nobile famiglia che acquistò anche il titolo principesco di Castelvetrano.

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  • Nel 1613, grandi feste vi si tennero per il trionfale arrivo di Ottavio d'Aragona, reduce della vittoria contro i turchi. Qualche anno dopo, nel 1622, il castello nuovamente in festa si accinse ad accogliere il maestoso corteo di Don Giovanni Tagliavia Aragona, il quale tornava dalla Spagna con la sposa Giovanna Mendoza. Nei primi anni del secolo XIX, il castello salì alla ribalta perché vi dimorò per 84 giorni la regina Maria Carolina, sposa di Ferdinando I di Borbone re delle Due  Sicilie.

    In attesa del suo arrivo, furono apportate alcune modifiche sotto la direzione dell'architetto Cardona al fine di accoglierla decorosamente. Tutti i cittadini furono tassati per sopperire alla spesa. Finalmente nel 1813, la regina fece il suo ingresso al castello accompagnata dal figlio Leopoldo. Molti illustri personaggi si recarono a renderle omaggio durante la sua forzata permanenza e fra essi il principe Diego Pignatelli, il marchese Giacomo di Saint-Clair, Don Giuseppe Lanza Branciforti principe di Trabia il conte di Sommatino.

    Anche il Re vi si recò. Infine, il 14 giugno del 1813, fu costretta a lasciare il castello partendo per l'Oriente insieme al figlio. Interamente cancellato il primitivo aspetto del castello dalle successive modifiche, oggi, nella sua attuale struttura, non è più che un bel palazzo dalle linee severe. Dal 1912 al 1930 ne fu signore il principe Diego Pignatelli dal quale pervenne alla figlia principessa Anna Maria Pignatelli Cortes. Interamente cancellato il primitivo aspetto del castello dalle successive modifiche, esso, nella sua attuale struttura, non è più che un bel palazzo dalle linee severe. Il Castello di Bellumvider è ubicato nel centro storico della cittadina, sulla sommità di una collina e fino a pochi anni fa, non era mai stata accertata l’esatta ubicazione.

    Fu individuato da tre giovani studiosi: Pasquale Calamia, Mariano La Barbera e Giuseppe Salluzzo, grazie alla famiglia Becchina, che diede la disponibilità a condurre gli studi e ricerche. E’ inglobato tra i manufatti del palazzo ducale, residenza delle famiglie Tagliavia e Pignatelli Aragona Cortes. Ancora oggi sono visibili una torre ottagonale angolare e la fondazione di una torre ottagonale mediana.

    Lo storico francese Henri Bresc, grande esperto della storia medioevale ha affermato che il  castello ha un orientamento solstiziale ed è riscontrabile l’uso di misure salomoniche, quindi l’unità di misura, il cubito sacro pari a 55 cm., risulta ruotato di 23.5° rispetto all’asse Est –Ovest, analogo a molti edifici federiciani. I tre giovani studiosi, pubblirono anche il libro: “Bellumvider, la Reggia di Federico II a Castelvetrano".

    Alcuni rilievi effettuati in questo Palazzo, hanno riscontrato una similitudine con le architetture sveve contemporanee: una torre angolare ottogonale mediana con copertura a volta; i resti di una torre mediana; il  fossato a scarpa e caratteristiche architettoniche riscontrate in molti edifici federiciani. La forma  rettangolare del nucleo centrale è simile a quella del castello di Andria e del castello Ursino di Catania. Ciò da la certezza che i resti medievali che si trovano all’interno del palazzo Pignatelli appartengano al castello federiciano di Bellumvider.

    Curiosità

    Il Castello di Bellumvider fu acquistato intorno al 1990, dal mercante d’arte Gianfranco Becchina ed in seguito sequestrato perché accusato di avere  commercializzato opere d’arti e reperti archeologici di inestimabile valore.

    In seguito l’inchiesta è stata archiviata. Grazie a lui ed agli architetti P. Calamia, M. La Barbera, G. Salluzzo, si scoprì l’analogia di questo castello con quelli di Ursino e di Andria.

    Santi Gnoffo

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