Quando per San Giovanni a CVetrano si svolgeva la tradizionale corsa dei cavalli lungo via Vittorio Emanuele
di: Vito Marino - del 2020-06-24
(ph. Il castelvetranese doc)
Fino agli anni ’50 circa, ricordo che nei giorni 26, 27 e 28 agosto verso le ore 15, a Castelvetrano si svolgevano lungo “la strata di la cursa” (la Via Vittorio Emanuele), in occasione della ricorrenza di San Giovanni Battista le corse dei cavalli, con partenza dalla Piazza Principe di Piemonte e arrivo davanti la Chiesa di San Francesco di Paola.
La strada, lungo il percorso, veniva transennata con dei pali di legno conficcati nel terreno e tavole trasversali; le migliaia di persone, che assistevano da dietro le transenne, provenienti anche da altri paesi, vedevano sfrecciare “i giannetti” (i cavalli da corsa) e incitavano i fantini con grida festose. Le famiglie che abitavano nel corso guardavano le corse assieme ad amici e parenti dalle finestre e dai balconi, i ragazzi salivano sugli alberi, essendo la strada ancora alberata.
Il vincitore, a fine gara passava a cavallo lungo il percorso a passo d’uomo portando il trofeo della vittoria.
In quegli anni, eravamo al tramonto della Civiltà contadina, le corse dei cavalli erano il massimo dello spettacolo che si potesse offrire al popolo. Il palio dei berberi o la corsa dei berberi era una gara ippica popolare molto antica, che si disputava nel medioevo senza cavalieri; addirittura a Firenze si svolgeva anche ai tempi di Dante il 24 giugno, ricorrenza di San Giovanni Battista.
Il Ferrigno cita questa corsa come la corsa dei cavalli liberi. In quel periodo la strada principale di Castelvetrano era ancora la via Mazzini; le corse si svolgevano in via V. Emanuele, perché era più dritta, più pianeggiante e più larga. Nella corsa si usavano cavalli da corsa di una speciale razza, il “berbero”, trasformato dal popolo in “barbero”; fino agli anni ’40 circa non prevedeva alcuna partecipazione di fantini; quindi, i cavalli erano liberi.
Il Ferrigno scrive in merito: "Continuarono però ed anzi presero maggior sviluppo le corse dei cavalli liberi (cioè senza fantini) tenute non solo in occasione delle feste di San Giovanni e di San Giacomo, ma anche durante le feste di Nostra Signora dello Staglio, di San Giuseppe, dell’Invenzione della Croce e di tante altre".
Siccome capitava che i cavalli spesso si imbizzarrivano, con grave pericolo per il popolo che assisteva, le corse furono ammesse soltanto con fantini in groppa ai cavalli. Il Ferrigno nel suo libro “La relegazione di Maria Carolina d’Austria” cita le accoglienze fatte in onore della regina di Sicilia Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando di Borbone, venuta a Castelvetrano nel 1813 in relegazione.
La regina ha assistito allo spettacolo dal balcone di casa Saporito, che si trovava a toccare la chiesa di Sant’Antonio di Padova. La stessa accoglienza e lo stesso spettacolo era stato riservato al re di Sicilia Ferdinando IV venuto nel 1811 per una battuta di caccia nella vicina foresta di Birribayda, con un seguito di notabili di corte.