La linea ferrata Castelvetrano - Palermo Sant'Erasmo tra curve, pendenze. Doveva collegare il Belìce
di: Vito Marino - del 2020-07-07
La ferrovia Castelvetrano – San Carlo - Burgio era una linea delle Ferrovie dello Stato a scartamento ridotto della Sicilia. Essa collegava la Stazione di Castelvetrano a quella di San Carlo, dove diramava con un’altra linea a scartamento pure ridotto che portava a Palermo Sant’Erasmo. Da San Carlo si proseguiva fino a Burgio.
Lasciato l'abitato di Castelvetrano la linea iniziava presto ad arrampicarsi con curve e controcurve sulle colline verso Partanna, posta sul crinale che separa la valle del Modione da quella del Belìce, e scendeva a valle per poi risalire verso Santa Ninfa, fra rigogliose coltivazioni di viti ed ulivi.
Da Santa Ninfa, verso il 1930, venne costruito un breve tratto di 10 km per raggiungere Salemi; nelle intenzioni di progetto doveva arrivare direttamente fino a Trapani ma che non fu più realizzato e rimase come collegamento tra le due cittadine fino al 1954.
Da Santa Ninfa il tracciato continuava con alterne pendenze fino a Gibellina e Salaparuta e, superato il fiume Belice, si accostava alla S.S. 624 Palermo-Sciacca, nel tratto fra Poggioreale e la stazione di Santa Margherita di Belice. Da qui, allontanandosi dalla statale, giungeva a Sambuca di Sicilia e San Giacomo di Sicilia, poi si dirigeva verso San Carlo ( stazione di diramazione per Palermo), Chiusa Sclafani, Bisacquino, Campofiorito, Contessa Entellina, Acqua dei Corsari, Marineo, Ficuzza, Corleone e Burgio fine corsa.
La linea, lunga 81 km, era a scartamento ridotto (di 950 mm fra le due rotaie); venne armata con le classiche (e leggere) rotaie Vignole da 27 Kg/m, montate su traversine di legno distanti 0,82 m l'una dall'altra, mentre, per evitare il traforo di gallerie e la costruzione di ponti, si preferì aggirare i monti, allungando il tragitto, con conseguenti percorsi tortuosi, curve strette e forti dislivelli, penalizzando in maniera determinante la velocità dei treni: non superiori a 30 km/h per i treni a vapore e, in seguito, di 50 km/h per le automotrici.
Si è trattato, quindi, di un tipo di costruzione, molto in economia; siccome i lavori furono eseguiti molto lentamente, quando la linea entrò in funzione, era già tecnicamente superata. Su questa linea non venne mai fatto alcun ammodernamento degli impianti fino alla chiusura. La circolazione dei treni sulla linea veniva regolata mediante l'impiego della Dirigenza unica.
Le stazioni erano affidate a degli incaricati, detti assuntori, che però non avevano competenze di circolazione treni; a queste provvedeva il personale dei treni: Capotreno e Macchinista, collegandosi telefonicamente con il Dirigente unico. Il segnalamento era del tutto assente nelle stazioni.
La linea, fu progettata per collegare i comuni della Valle del Belìce; fu realizzata fra il 1910 e il 1931. Il tratto Salaparuta – San Carlo fu soppresso il 01/02/1959, mentre la tratta Castelvetrano Salaparuta è rimasta in esercizio fino al 15/01/1968, giorno in cui il terremoto del Belìce distrusse molti manufatti della linea ferrata.
La linea, che pur presentava un discreto traffico, rimase sospesa da tale data e venne chiusa definitivamente il 15/01/1972.
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