Quando non c'erano le previsioni meteo e "li calennuli di S. Lucia" aiutavano gli agricoltori
di: Vito Marino - del 2020-12-22
Fare le previsioni del tempo ha sempre affascinato l'uomo; in mancanza delle tecnologie sofisticatissime dei nostri tempi, l'antico Siciliano s’ingegnava come poteva, servendosi principalmente dell'esperienza delle persone anziane.
Per il contadino di una volta prevedere il tempo era indispensabile, poiché nelle campagne il lavoro andava in simbiosi con le condizioni atmosferiche, con il calendario e con le fasi lunari; con la sua esperienza di vita vissuta a contatto con la natura, egli era in grado di prevedere il tempo della giornata.
C’erano anche delle scadenze da rispettare nel corso dell’anno, così la potatura della vite si eseguiva nel periodo in cui c'era la luna piena, il prezzemolo si seminava il 4/10, il basilico un venerdì di Marzo, il fico d'india si "scuzzulunava" (si toglievano i primi fiori) per S. Antonio il 13/6; in questi casi i proverbi, facilmente conosciuti, aiutavano a ricordare le altre date.
Visto che siamo in argomento, voglio citare il seguente fenomeno atmosferico: In un cielo quasi coperto di nuvole cariche di pioggia, a volte si forma uno slargo da dove penetra un ragio luminoso di sole, questo fenomeno viene chiamato dal popolo: “occhiu di lu picuraru”.
Secondo le antiche credenze popolari, per avere in anticipo le previsioni del tempo per tutto l'anno, bastava seguire "li reuli di li misi o calennuli di Natali o calennuli di Santa Lucia”.
Infatti, bastava osservare le condizioni atmosferiche nei 12 giorni, che andavano dal 13 al 24 Dicembre; dove il giorno 13 rappresentava il mese di Gennaio dell'anno successivo, il 14 rappresentava Febbraio, il 15, Marzo e così via.
Se il tempo in uno di questi giorni (ad es. il 15) era buono, significava che anche il mese di Marzo dell'anno successivo sarebbe stato bello. Queste "regole dei mesi" funzionano? Provate.
Un altro sistema per prevedere il tempo che ci ricorda il Pitrè è il seguente: "Il sei di agosto si deve fare attenzione al modo in cui dorme il cane per terra: se dorme a “cucciddatu” cioè accoccolato, l’inverno sarà rigido; se dorme “stinnicchiatu” cioè sdraiato o in altra posizione, l’inverno sarà mite".
Il Pitrè sullo stesso argomento ha un altro pronostco: ; e aggiunge un proverbio: .
"Calennuli" proviene da "Calenni" (calende) cioè primo del mese. Un detto antico diceva: “Di li calennuli di Santa Lucia si viri l’annata chi ci sia” e un altro diceva "Aviri boni o tinti li calenni" (avere buone o cattive previsioni).
Ma anche i proverbi a rima aiutavano nelle previsioni del tempo. Uno di questi diceva:
Primarola, cannilora, Brasilora.
S’un ci nivica e nun ci chiova
La mmirnata è sciuta fora.
Ma si ci nivica e si ci chiova
Ci nn’è quaranta iorna ancora.
Dove “primarola” rappresenta il primo giorno di febbraio, cannilora è il giorno della Candelora, mentre “Brasilora” è la festa di San Biagio.
Fino agli anni ’70 circa c’erano ancora in commercio due almanacchi: “Barba nera” e “Barba bianca” con le previsioni del tempo per tutto l’anno.
Un’altra antica credenza popolare diceva: quando i gatti si puliscono il viso con le zampe o gli asini scuotono le orecchie o quando di notte cantano i galli, vuol significare che la pioggia si avvicina. Nei lunghi periodi di siccità, molte volte si è pregato per la pioggia.
Le seguenti constatazioni fatte dai contadini possono essere osservate da chiunque:
- Se di sera il cielo è sgombro di nuvole, ma la luna è circondata da un alone di nebbia, il giorno dopo ci sarà vento di scirocco -.
- Se piove con la luna nuova, pioverà per tutta la fase lunare -.
- Quando di sera il sole è annuvolato si aspetta vento di ponente o pioggia: “Quannu lu suli si curca nuvulatu / s’aspetta lu ventu di punenti.
- Quando nel primo e nell’ultimo quarto la luna si presenta “varcalora”, è segno che la pioggia non si farà attendere; quando è “sculata” (con le punte rivolte in giù) non ci sarà pioggia.
- Il forte vento di scirocco dura per almeno tre giorni; smetterà solo con la pioggia (anche poche goccioline). Durante questo periodo, un’escoriazione della pelle o una semplice puntura, facilmente s’infetta; le canne e la legna degli alberi tagliati in questi giorni diventeranno “maschi” (molli) e si tarleranno. Gli innesti andranno male.
Lo scrittore francese Gastone Vuiller in visita in Sicilia nel suo libro “La Sicilia” – Milano 1897, così scrive sullo scirocco che lui stesso ha dovuto sopportare: <
Se si scatena il 1° di maggio, vuol dire che viene direttamente dall’inferno e assale furiosamente tutto ciò che gli si para davanti, uomini e cose. L’aria piena di sibili e di rumori paurosi, diventa una vera casa del diavolo dove i demoni si agitano sconvolgendo gli elementi; tutto ciò è cagionato dall’odio intenso che San Giacomo e San Filippo hanno per i diavoli, ricorrendo appunto in quel giorno la festa di quei beati apostoli. Quando i contadini vedono che la giornata promette male, danno l’allarme, gridando: “Li diavuli pi l’aria ci sunnu”! e corrono a premunirsi mangiando aglio crudo, perché spargendosi nell’aria le acute e poco olezzanti emanazioni, fanno fuggire in fretta e furia i demoni>>.
Gli antichi dicevano: “lu suli arzenti prestu si vagna”; cioè quando fuori stagione il sole è molto forte, presto verranno delle nuvole seguite da un acquazzone, per mitigare l’aria. Un altro proverbio atmosferico dice: “Nun disiari acqua di mmernu e mancu suli d’estati”. Un altro ancora dice: “Bon tempu e malu tempu nun dura tuttu tempu”.