Nel ricordo del Giovanni Bonagiuso, personaggio castelvetranese poliedrico ed una mente fuori dal comune
di: Salvatore Di Chiara - del 2021-07-25
Il malessere morale riscontra nell'essere umano un profondo dissenso della quotidianità vigente. Spesso, perpetra quello stato d'agitazione scandito da un'attenta e personale analisi della vita, figlia di una lotta di classe continua. Un'opera cercata nel tempo con approfonditi studi e scritti, estendendo a macchia d'olio un pensiero duro e non sempre condiviso.
Giovanni Bonagiuso è stato un personaggio poliedrico, osservatore, riformista, anarchico, giornalista, scrittore ed attento motivatore del cambiamento. L'analisi del nostro "concittadino di mondo" si infiltra all'interno di uno studio meticoloso, generoso ed abbastanza complicato nelle sue peculiarità vissute.
Detto " diavolo zoppo" poiché claudicante non credente, ha servito e prestato la sua opera di vita alla ricerca di un forte e netto contrasto tra chiesa e società civile, annuendo ad una serie di rivelazioni sostenute e valorizzate nei suoi testi.
È un percorso che nasce sin dai primi passi mossi durante il ritorno nella sua Castelvetrano, abbandonando un itinerario politico e fondando un partito anarchico ed anticlericale. Seppur originariamente acquisisca un ruolo di contrasto e disturbo nei confronti dei socialisti, Bonagiuso crede nel tempo possa esserci la possibilità di abbracciare il collettivismo socialista e creare il comunismo anarchico.
Una lunga esperienza vissuta sul campo di battaglia e dietro al percorso di stampa ove partecipa con i suoi discorsi ed articoli, alla diffusione di un pensiero dritto e rivolto alle classi sociali meno abbienti ed un monito distruttivo verso l'alta borghesia, la politica e la Chiesa cristiana.
Questo atteggiamento ostile e divergente provoca diversi problemi durante la crescita formativa, esponendolo a diverse accuse, spesso pesanti e complicate .
Tra le più importanti, esser stato il fautore ed ispiratore dei Fasci dei lavoratori, inaugurato a Castelvetrano il 13 novembre del 1893, e al cui interno militavano alcuni esponenti anarchici poi uccisi, venendo arrestato dopo un periodo di latitanza e inviato al domicilio coatto dal 25 marzo al 24 agosto del 1894.
In questo periodo si afferma quel lauto pensiero precedentemente citato e di cui era un fervore conservatore, allineandosi alla conversione socialista rivoluzionaria ed adesione al revisionismo merliniano, contestando allo stesso ideatore ( Merlino) d'esser rimasto ancora anarchico. Inizia una preparazione completa e calcata su due binari.
Da un lato la stampa, assumendo un ruolo di spicco iniziato nel lontano 1892 con l’intensa collaborazione presso l’ Uguaglianza Sociale! di Marsala e " Sempre avanti!” di Livorno e proseguita con importanti affermazioni con la stampa regionale e nazionale, partecipando con interventi scritti per l’Avanti e Critica Sociale, giungendo sino al 1904 dove dirige il Risveglio , periodico quindicinale castelvetranese ( fondato dallo stesso nel 1896) con alcuni pezzi di G. Gentile ed il Nuovo Risveglio ( a sua volta fondato nel 1909).
La certezza con la quale si impegna nella sua repressione sociale, comporta una serie innumerevole di scontri con la Chiesa cristiana, emarginandosi dagli aspetti religiosi e contemplando quelli scientifici. Un primo passaggio netto si avverte sin dalle prime battute della stesura del libro "La Bancarotta della Religione" e riassume alla perfezione una concezione ben precisa.
Secondo il Bonagiuso, “i disonesti , misurando gli altri da sé stessi, non credono o, per lo meno, fingono di non credere all'onestà altrui; essi non sanno trovare altro conforto alla loro abbiezione che nel calunniare tutto e tutti, nello spargere sopra tutto e, sopra tutti il veleno delle loro insinuazioni e delle loro calunnie od il fango dei loro sospetti e delle loro ingiurie. I falliti ed i bancarottieri, specialmente, eccellono in quest' opera di denigrazione”.
Proseguendo nella lettura dell'opuscolo, emette un primo verdetto di rabbia e suddivide i due campi (scienza e chiesa) dall'obiettivo reale preposto.
Da un lato, le scoperte ed invenzioni scientifiche nelle attuali condizioni storiche non hanno giovato ugualmente a tutti gli uomini, anzi, avvantaggiando solo alcuni classi sociali, hanno danneggiato in certo modo le condizioni delle masse lavoratrici.
La scienza provando e riprovando, studia, indaga, esperimenta, si corregge e si completa, aspirando ad una perfezione che sa di non poter raggiungere, perché infinita come la vita. La stessa arreca un danno irreparabile alla religione, creando un certo stupore.
Essendo sorta come religione dei poveri, schiavi, afflitti e deboli, finendo per fornicare con tutti i ricchi ed i potenti e come la cariatide più solida delle classi privilegiate più avverse del proletariato descritto nel corso degli avvenimenti storici.
È un periodo mediatico d’ampia veduta e conoscenza, affidandosi al suo illustre pragmatismo inizia una lunga stesura di libri, accomunando un senso di rivalsa e riscatto della comunità nei confronti dei potenti. Tra le opere più significative e compiacenti al pensiero personale dello scrittore troviamo “Le opere e la vita di San Francesco d’Assisi e le Contraddizioni dei Vangeli”, “Storia critica“ del Cristianesimo, “Ellenismo e Semitismo nella civiltà”, il “Dizionario Biografico degli Anarchici” e “I Fasci dei lavoratori in Sicilia”, oltre al famoso e citato opuscoletto “La Bancarotta della Religione”.
Una figura di spessore, celata inoltre dietro ad un forte malcontento nei confronti della stessa amministrazione capeggiata dai Saporito, con cui si scontrò ripetutamente e ben descritta dallo storico Marino nel libro sulla storia e leggenda della famiglia Saporito a Castelvetrano.
Nonostante una vita introversa, fu amministratore del comune e delle Opere Pie, definendosi ed addentrandosi nella nuova coscienza popolare. Declinò qualsiasi incarico conferitogli, per non giungere a compromessi e questo, specie nel periodo fascista, gli recò un danno insormontabile con l’esilio forzato a Pantelleria.
Il ritorno nella sua città, nonostante la radiazione dallo schedario della polizia, avvenne nel 1935 e sempre in totale segretezza. Gli ultimi anni di vita li passò per accudire la madre ammalata per morire, poi, il primo gennaio del 1949 a Castelvetrano.
La sua perdita, nel contrasto generale tra i pro e contro delle idee valorizzate nel tempo, ha chiaramente circoscritto il suo enorme bagaglio culturale ed alla morte, l’enorme eredità è stata donata alla biblioteca comunale della nostra città.
Un personaggio capace e movimentato, cresciuto nell’interesse morale e volutamente incentrato in una battaglia complessa. Il Bonagiuso rammenta e concentra la sua vita in un periodo abbastanza ricco di avvenimenti e creando un nuovo modello di pensiero. Inoltre, è stato il promotore originario della richiesta del suffragio universale (esteso ed ottenuto nel territorio italiano solamente nel 1946).
Un uomo particolare che merita menzione speciale come tanti castelvetranesi passati.
Ringrazio candidamente il prof. Bonanno per avermi concesso la lettura di alcuni capolavori del Bonagiuso, conservati gelosamente all’interno della nostra sezione bibliotecaria ed allo stesso tempo, alcune copie sono presenti presso altri Istituti ( Lecco e Cremona) mettendo in risalto le doti culturali di un uomo eccentrico.