Folgore - Palmi, una sentenza illegittima che colpì duramente la squadra rossonera
di: Salvatore Di Chiara - del 2021-06-26
Nella settimana in cui il presidente dell'attuale sodalizio folgorino decide improvvisamente di trasferire il titolo in quel di Marsala, innalzando polveroni ed aspre critiche da parte degli addetti ai lavori, la storia di questa gloriosa società ripercorre le tappe di un episodio importante, devastante ed allo stesso tempo, figlio illegittimo di una decisione non veritiera.
Il 24 febbraio del 1974, al Paolo Marino è di scena la sfida salvezza contro i calabresi del Palmi. I rossoneri diretti dal mister toscano Carlo Confalonieri detto " Carletto" o " Sciur Carlo" e sotto la gestione del "grande" presidente Riggio, si trovano a lottare per la permanenza nel massimo torneo dilettantistico.
Dopo un inizio interessante, condito da alcuni risultati positivi, la Folgore si trova a dover affrontare le prime asperità di un torneo abbastanza impegnativo e ricco d'insidie. Alcune sconfitte patite lungo il cammino, relegano la compagine rossonera in piena zona retrocessione dovendo affrontare ogni singola partita come ulteriore prova di fuoco per raggiungere la salvezza.
Quel giorno, accadde l'imprevisto e dopo aver impattato in casa, successe l'inverosimile. Quando mancavano una manciata di secondi al termine della gara (fonti di stampa del periodo), alcuni tifosi distrussero le recinzioni del Paolo Marino entrando prepotentemente all'interno dello stadio per raggiungere il direttore di gara, accusato di aver errato in alcune sue decisioni durante l'incontro.
Costui era il signor Michele (alcuni quotidiani sportivi errarono il nome inizialmente con un ipotetico Raffaele) Atena di Potenza. Impiegato di posta, allora quasi trentacinquenne e veterano della categoria. Furono attimi di grande smarrimento, coinvolgendo tifosi, calciatori, terna arbitrale , avversari, forze dell'ordine e dirigenti di entrambe le squadre.
Cosa accadde veramente? Prima e dopo la sentenza datata 5 marzo dello stesso anno, i quotidiani sportivi espressero continuamente degli azzardi ipotetici sui fatti accaduti, aizzando gli animi e creando inutili critiche sugli eventuali provvedimenti della Lega di serie D.
La Gazzetta dello Sport creò allarmismi ed inferocita, virava verso una squalifica pesante come massima pena disponibile di anni due. Altri quotidiani menzionarono i fatti accaduti precedentemente a Caltagirone, dove l'arbitro rischiò di perdere un occhio ed il campo fu squalificato per 14 mesi.
Inoltre, accaddero episodi gravi in quel di Catanzaro, Bari e Trapani e vennero risolti con squalifiche leggere. Purtroppo, nel mezzo delle varie ipotesi, tra gli articoli della stampa ed il referto arbitrale, Castelvetrano pagò un dazio amaro, ingiusto e decretò una sconfitta sociale.
L'arbitro Atena ebbe a scrivere codeste considerazioni, sopraggiunto negli spogliatoi fu assalito da un gruppo di teppisti (4 o 5 al massimo), entrati dai tetti degli stessi, forando il muro per immettersi nel camerino e con spranghe tentarono di colpirlo ripetutamente.
In campo era iniziata una sassaiola da parte dei tifosi e durante il trasporto presso l'Ospedale Civico di Marsala, subì un vasto ematoma al volto e contusioni varie al corpo (referto medico e guaribile in sei giorni).
Scortato dai poliziotti locali e dai dirigenti di entrambi le squadre, riuscì caparbiamente ad entrare all'interno del mezzo ed uscire dallo stadio inseguito dai teppisti in preda alla rabbia.
Il racconto menzionato sin qui, rappresenta uno scorcio volutamente critico ed ampiamente improntato per destabilizzare la città castelvetranese da parte dei mass media. Emesso il triste verdetto della Lega, squalificando il campo castelvetranese per due anni, iniziò un percorso giuridico da parte della società.
Subentrarono le arringhe difensive da parte degli avvocati della Folgore, inserendo passo dopo passo i reali fatti accaduti. Tra le domande poste da mister Confalonieri, alcune rappresentarono un ottimo spunto su cui operare.
Nel suo tradizionale e verace toscano, ripercosse quegli attimi con attenzione e precisione. Tra le prime parole scandite ai microfoni dei giornalisti disse: "Vi giuro sui miei figli che quell'omo non è mai stato toccato ed io ero presente ai fatti, mica voi. Se quei picciottazzi lo volevano linciare, come avete scritto voi, sarebbero bastati una decina di poliziotti a sedare la rabbia sprigionata da essi? Ma ve l'immaginate un arbitro picchiato a sangue e i due guardalinee messi lì a godersi la scena? Anzi, quando l'arbitro è andato via, son andati con alcuni tifosi al bar. Questo lo hiamate linciaggio? Vogliono il fallimento della Folgore, arrecando un torto imparabile e difficilmente superabile".
Nella sua signorilità di sempre, il presidentissimo Riggio cercò di trovare una soluzione al danno subito. Dal punto di vista economico, la Folgore avrebbe perso un introito pari a circa 45-50 milioni delle vecchie lire per mancati incassi durante le partite interne.
Poi, allo stesso tempo, dover peregrinare altrove avrebbe rappresentato uno sforzo eccessivo, lasciando buona parte degli incassi accumulati. Dopo un primo appannamento dovuto alla lettura della sentenza, uscì fuori lo charme e la caratura dell'uomo, nonché l'emblema del primo tifoso rossonero.
La sua creatura avrebbe terminato ugualmente il campionato e se fosse retrocessa, sarebbe ripartita dalla Promozione con molti locali e provando a risalire la china.
Il danno " voluto" dal Nord ( Lega di Firenze) sembrava aver ufficializzato la chiusura anticipata del sodalizio, salvandola solamente dalla radiazione e macchiandola della squalifica ingente. Castelvetrano salì alla ribalta delle cronache nere del periodo, come città violenta, cattiva, delinquenziale e difficilmente gestibile.
Nonostante le continue antipatie della stampa, lo stesso Riggio difese il concetto organizzativo della società, identificata negli aspetti sociali quotidiani e figlia del lavoro dispendioso dei collaboratori. I tifosi, increduli di fronte alla lettura della sentenza, si unirono in coro per una protesta ufficiale di piazza e istituirono piccole associazioni a favore della salvaguardia e salvezza societaria.
Una comunità stretta attorno ad una compagine colpita ed affondata nell'animo, usata come cavia di respiro da parte della Federazione nella lotta contro la ferocia negli stadi del periodo. Solo un successo italiano al mondiale disputato in Germania, avrebbe tolto la squalifica del campo. Purtroppo, la spedizione degli uomini di Valcareggi fu disastrosa e fummo eliminati al primo turno.
Quel campionato sancì la retrocessione della Folgore in Promozione. Giunti in ultima posizione con 19 punti, a ben 11 dalla salvezza costituita dallo stesso Palmi, iniziò un lungo peregrinare nei campi regionali dovendo giocare sempre in trasferta.
I successivi tornei, dopo averne disputati undici consecutivi in serie D, rappresentarono una sconfitta dal punto di vista agonistico ma una vittoria in quello umano.
Lo sport castelvetranese tentò una lenta risalita, colmando i vuoti lasciati dalla squalifica. In essa, accompagnata dagli errori di un arbitro protagonista che, due giorni dopo l’episodio, andò ad assistere ad un’amichevole della nazionale italiana. Improvvisamente, cedette l'aspetto morale di questo sport.
Alcuni ragazzi vennero accusati ingiustamente di aver sparato dei colpi di pistola, nonostante fossero dei mortaretti trovandosi nel periodo carnevalesco. Una serie illogica di elementi a sfavore, figli di un accanimento perpetrato e dichiarato contro i rossoneri.
Dal canto loro, gli stessi ragazzi commisero degli episodi singoli nel loro impeto momentaneo, ma non poteva costituire una valida motivazione per una squalifica così pesante nelle sue proporzioni. Gli sportivi castelvetranesi vissero momenti di grande delusione, assistendo alle lacrime di un allenatore di spessore e davvero figlio del credo folgorino.
Un presidente (vero e stimabile) in grado di continuare nonostante dovette spendere denari di tasca sua e sopravvivere alle peripezie continue di questo sport.
La redazione di Castelvetranonews ha cercato in questi mesi una via di comunicazione con alcuni parenti dell’ex arbitro, provando a rivivere quegl’attimi . Purtroppo, tra difficoltà varie ed alcuni dialoghi stroncati sul nascere, è stato reso tutto impossibile.
Oggi, nella sua incredulità dettata dalla manifestazione di disaffezione verso i colori rossoneri di alcuni pseudo-addetti ai lavori, dobbiamo prendere spunto dalle parole di Confalonieri: "Cambieranno i presidenti, gli allenatori, i magazzinieri ed i calciatori, ma la Folgore non morirà mai!".
Tifosi della Folgore discutono della sentenza
Arbitro Atena
Mister Carletto Confalonieri
Presidente Riggio