Nel ricordo di Gioacchino Garofalo e dell'U.S. Castelvetrano, la prima società calcistica castelvetranese
di: Salvatore Di Chiara - del 2021-12-22
Da un'idea può nascere un progetto ambizioso, partendo da basi forti e creando le condizioni adatte per obiettivi futuri. In una Castelvetrano in totale cambiamento socio-economico, il podestà Riccardo Tondi assunse l'incarico di governatore della nostra città ed i castelvetranesi iniziarono ad abituarsi al profondo cambiamento.
Lo sport poteva assumere un ruolo importante e magari, una forma di aggregazione per vivere momenti di pura libertà. Un gruppo di giovani ragazzi decise di iniziare un percorso in ambito calcistico e formare una squadra che potesse disputare alcuni incontri di calcio.
Tra questi, il futuro avvocato Di Maria, Bertuglia, il citato Paolo Marino (approfondito in un precedente articolo) e un uomo di grande cultura calcistica nonostante la giovane età. Il suo nome era Gioacchino Garofalo.
Nel 1929 non era affatto semplice svolgere attività agonistica perché in ambito nazionale la Federazione italiana era in fermento per l'organizzazione del primo torneo unico di Serie A e mancavano i comitati dilettantistici. Quindi, si operava in forme amatoriali con l'intento di programmare dei campionati successivamente.
La prima squadra del nostro paese si chiamò U.S. Castelvetrano. I ragazzi iniziarono un percorso formativo, imparando le dinamiche dello sport e le regole imposte da questa disciplina. Gli allenamenti erano svolti al vecchio “Comunale” poi intitolato Paolo Marino, seppur le prospettive fossero totalmente diverse rispetto ai lavori di ristrutturazione effettuati dopo la squalifica del 1974 e negli anni Novanta.
Le condizioni erano figlie del periodo vissuto e quindi abbastanza lontane dalla quotidianità attuale. I giovani riuscivano a ritagliarsi uno spazio per lo sport nonostante la maggior parte fossero impegnati con gli studi e l'Università.
La filosofia dell' Us. Castelvetrano era incentrata sul rispetto, i valori umani, la ricerca continua degli ideali e l'etica sportiva. Grazie all'unione d'intenti e la partecipazione collettiva, la squadra disputò degli incontri e affrontò alcune formazioni locali dei paesi limitrofi. Finalmente a Castelvetrano si respirò aria di competizione sportiva.
Purtroppo, con l'entrata in guerra dell'Italia e la chiamata alle armi di molti ragazzi, la società dovette subire un'improvvisa sospensione delle attività dovuta agli impegni bellici e i componenti partirono per i vari fronti. Alcuni di essi non fecero più ritorno a casa, come nel caso di Paolo Marino ed altri, cercarono lentamente di ritornare alla normalità.
Tra loro, il citato Gioacchino Garofalo. Quest'ultimo ebbe un ruolo importante per l'affermazione e formazione del G.S. Folgore, avendo vissuto in prima persona le vicissitudini della vecchia società. Chiamato in causa dai nuovi dirigenti, portò all'interno del sodalizio (fondato nel 1945) quello spirito armonioso che aveva vissuto da giocatore nonché creatore della prima società calcistica.
Ebbe un ruolo di prim'ordine per l'acquisizione di un calciatore che fece le fortune della Folgore dei primi anni Cinquanta e rivestì il ruolo di giocatore e allenatore. Il suo nome era Ziletti (I).
Garofalo visse con estremo piacere e intenso amore la collaborazione con la Folgore, sapendo quanto fosse stata importante la presenza dell'US Castelvetrano per divulgare la cultura sportiva nei giovani del paese e dare la possibilità agli stessi di potersi confrontare con altri ragazzi.
Il percorso era stato tracciato e malgrado il lungo periodo di inattività (dovuto alla guerra), Garofalo aveva conservato con parsimonia e gran classe le modalità d'appartenenza riuscendo a fornire un valido contributo per la causa folgorina.
Dalle parole del figlio Francesco traspare un ricordo speciale del padre e i racconti enfatizzano un periodo di esaltazione affettiva. L'amore per la città superava qualsiasi ostacolo e la figura del padre ha trasmesso una passione senza limiti. Un uomo che ha regalato i primi calci a Castelvetrano correndo dietro a un pallone di cuoio, pesante, quasi irraggiungibile, ma che ha dato la possibilità a tanti ragazzi come lui di vivere dei momenti unici.
Non ha abbandonato i sogni calcistici, testimoniati dalle collaborazioni future nonostante la sua strada avesse preso altri percorsi e lontani da quelli sportivi.
Le foto, gentilmente concesse, ritraggono dei momenti spensierati e alla lunga ha rappresentato l'esempio da seguire per quel club che ancora oggi è presente nel territorio e prova a regalarci delle soddisfazioni uniche.
Se vogliamo raggiungere un risultato, dobbiamo imparare e vivere la comunità remando tutti verso un unico obiettivo!
Con immenso piacere ringrazio il signor Francesco Garofalo per avere reso possibile la conoscenza di un pezzo unico dello sport castelvetranese. Le foto parlano da sé, immortalando dei momenti di gioia indescrivibili.
Il sesto in alto è il Sig. Gioacchino Garofalo