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Nel ricordo di Giulio Noto, l’artista castelvetranese che amava la vivacità dei colori sulle tele

di: Salvatore Di Chiara - del 2022-10-05

Immagine articolo: Nel ricordo di Giulio Noto, l’artista castelvetranese che amava la vivacità dei colori sulle tele

Castelvetrano è un paese che ha visto nascere, crescere e affermare parecchi artisti che hanno dato lustro alla città con opere di diversa natura.Tra questi bravi pittori in grado di lavorare con tecniche personali e saper mostrare lo stato d’animo momentaneo. Eppure, nonostante l’impegno e la riconosciuta vena artistica alcuni sono stati dimenticati definitivamente dalle istituzioni. Nel lontano luglio del 1984, grazie alla collaborazione della dott.ssa Maria Cicoli, i castelvetranesi ebbero la possibilità di conoscere le attività proposte da un uomo stimato, accolto e amato dalla sua gente.
Il suo nome era Giulio Noto. Dopo aver letto con attenzione quelle poche righe scritte su di lui è accresciuto in me quel senso di dovere nei confronti di un nostro concittadino che ha lasciato una traccia  visibile ancor oggi nel territorio. E’ subentrata fortemente in me l'idea di chiedere informazioni alla famiglia e raccontare la sua vita come uomo e artista.
Un marito, un padre e un cittadino onesto in grado di conciliare la sua passione dell’arte con la vita quotidiana. Nato nel 1920, sin dai primi anni trasmise il concetto d’interiorità con la pittura. Un lavoro di mente unito al talento e coadiuvato dagli strumenti essenziali.  Un uomo che seppe coltivare tante idee. Ispirazioni di natura sentimentale che lo portarono a privilegiare gli stati d’animo inquieti e tormentati.  I suoi capolavori si differenziano spesso dalla tonalita’ e vivacità dei colori calati sulle tele. E’ proprio il colore l’elemento indispensabile di cui lo stesso Noto seppe trarre spunto e renderlo protagonista indiscusso delle sue opere. Un pittore apprezzato ovunque, ha partecipato a diverse mostre di grande importanza e interesse anche fuori dall’talia.

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  • Una pittura figurativa, materiata di ritmo che mostra un accento puro. Quadri di diverso genere che abbracciano la natura, gli scorci, le grazie antiche, gli aspetti romantici e sentimentali. Fu uno dei protagonisti dell’evento “Grand’Art 1987” organizzato dal comune di Castelvetrano con in testa l’allore  vicesindaco Totò Ferri. Mise al servizio della cittadinanza e dei curiosi la bellezza nonché il suo spessore artistico.E’ stato autore di alcuni restauri di grande importanza nei paesi belicini colpiti dal terremoto del ‘68. Le sue tracce nel territorio castelvetranese sono scolpite nei lavori compiuti  e nelle opere mai dimenticate.
    Tra queste, senza ombra di dubbio il restauro alla prima parete della Chiesa di S. Domenico. Purtroppo, con gli interventi successivi, la sigla è sparita lasciando un grande vuoto per il servizio prestato in una delle più belle chiese d’Italia. La sua morte, avvenuta nel 2004, ha lasciato un vuoto, una mancanza in coloro che conobbero e stimarono l’uomo prima e l’artista dopo. A quasi diciotto anni dalla morte, è doveroso aprire chiamare in causa le associazioni e l’amministrazione gli uomini di cultura ,gli artisti . Siamo consci dell’ingente materiale culturale di questa città o continuiamo a marcire dietro inutili polemiche social?Ringrazio nuovamente con immensa stima lo storico Napoli. Grazie alle sue foto, tutto diventa semplice.

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