I viaggi in mare tra speranze e storie di vita e di morte
di: Maria Pia Parrino - del 2023-03-06
(ph. Alessandro Messina)
Ancora un naufragio di migranti sulle coste dell’Italia meridionale, ancora uno spettacolo di flussi di uomini, donne e bambini che si allontanano dal loro Paese d’origine alla ricerca di un avvenire più sicuro e di un futuro più roseo o, semplicemente, di una vita “normale”.
Sì, perché non può essere normale la vita di chi rischia tutto per salire su imbarcazioni fatiscenti spesso dietro un lauto compenso elargito a scafisti senza scrupoli che agiscono in modo disonesto per evidente scopo di lucro.
Non può essere normale (almeno nell’accezione che il termine “normalità” assume presso i Paesi occidentali), la vita di chi si sdradica dal proprio Paese e, con la propria famiglia, sfida i pericoli di una traversata spesso insicura e piena di insidie.
Non si possono definire normali le condizioni di povertà o di estremo disagio in cui migliaia di persone versano nel loro Paese, sia per motivi politici che economici, ideologici o religiosi.
Una sola parola definisce la condizione di chi lascia tutto per andare alla ricerca di un futuro, anche incerto ed insicuro, ma certamente migliore di un presente sicuro ma misero e difficoltoso: “disperazione”.
La visione della lunga fila di bare allineate nel Palazzetto dello sport di Crotone deve indurre al silenzio ed alla riflessione, deve allontanare qualsiasi indegna polemica sulla tempestività dei soccorsi o sulla responsabilità dell’accaduto, come purtroppo sta accadendo; l’unica reazione dovrebbe essere l’amara considerazione che ancora, negli anni duemila, i Paesi dell’U.E. non siano arrivati ad un’unica strategia di intervento per regolamentare i flussi migratori e che assistiamo ancora all’annosa questione di una distinzione del mondo in due parti e non solo ed esclusivamente sotto l’aspetto geografico: un Nord evoluto, benestante, progressivamente avanzato ed un Sud che arranca, che fa fatica a sopperire ai bisogni primari, che ha difficoltà a vedere rispettati i principali diritti civili.
Finchè continuerà a sussistere questa divisione, finchè anche una sola vita sarà persa in mare alla ricerca di un futuro migliore, finchè a tutti i cittadini del mondo non saranno assicurati i medesimi diritti che competono loro dalla comune condizione di appartenere al genere umano e solo quando le grandi potenze mondiali attenzioneranno in maniera disinteressata la condizione dei Paesi più disagiati, portando aiuti consistenti ed intervenendo in modo attivo, sempre se possibile, alla soluzione di certe difficili problematiche; solo quando ai cittadini di tutti i Paesi saranno assicurate condizioni di vita decorose che non dovranno essere conquistate a fatica, allora, l’umanità potrà finalmente raggiungere quegli obiettivi che da sempre costituiscono le basi del vivere civile.