Castelvetrano, assolto presunto piromane. Non era stato lui ad appiccare incendio boschivo
del 2022-11-24
Non è lui il piromane assolto un 80enne ex pastore. Ha dovuto subire cinque anni di processo per dimostrare l’infondatezza della accuse a suo carico per il gravissimo reato di incendio boschivo, punito con la pena fino a dieci anni di reclusione.
Finalmente F.M., pensionato originario di Santa Ninfa ma residente a Castelvetrano, è stato assolto perchè il fatto non sussiste, convincendo il Tribunale di Sciacca, il quale lo ha processato, che si era semplicemente trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna a quattro anni di reclusione. Tutto era iniziato nel Giugno 2017, quando F.M. si vide piombare a casa i Carabinieri di Santa Ninfa per una perquisizione volta a ricercare tracce di materiale incendiario. All’uomo venne riferito che quel giorno la sua utilitaria era stata notata nella Contrada Pontillo di Santa Ninfa pochi minuti prima che si sviluppasse un incendio di vaste proporzioni, il quale aveva interessato varie proprietà, danneggiando alberi di ulivo e sfiorando addirittura abitazioni private, mettendo in pericolo anche l’incolumità pubblica.
Sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Castelvetrano, che hanno impiegato oltre due ore a spegnere l’incendio, il quale aveva continuato a propagarsi a causa del vento caldo e delle sterpaglie presenti sui fondi.
I sospetti circa la responsabilità di F.M. erano sorti a seguito della testimonianza di una persona che aveva riferito di avere visto la sua macchina ferma sul punto da cui si è sviluppato il fuoco, per poi ripartire ad alta velocità.
F.M. ha sempre sostenuto che la sua presenza sui luoghi era collegata alla sua attività agricola in quella contrada e che il suo veloce allontanamento dai luoghi dell'incendio era stato causato dalla paura di essere travolto dall’incendio, il quale iniziava a propagarsi.
L’Avvocato Gianni Caracci, del Foro di Marsala, commenta la decisione del Tribunale:
"La sentenza ha fatto corretta applicazione della regola secondo cui la condanna di una persona si deve fondare su indizi gravi, precisi e concordanti. Nello specifico, è stata accertata la semplice presenza del mio assistito sui luoghi. L’eventuale condanna - ha precisato - avrebbe violato il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio.”