Messina Denaro, almeno 20 persone hanno frequentato l'ultimo covo del boss. Caccia ai fedelissimi fiancheggiatori
del 2023-12-15
Non hanno ancora un volto e neanche un'identità le almeno 20 persone che hanno frequentato l'ultimo covo del boss, recentemente scomparso, Matteo Messina Denaro, primula rossa della mafia stragista. Da poche ore, dalla procura che indaga sui complici e fiancheggiatori che hanno foraggiato e sostenuto la latitanza di Messina Denaro nella sua "ultima" abitazione di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, è uscito un report importante: tracce di impronte di una ventina di persone, non compatibili con quelle di Matteo Messina Denaro.
Le indagini da quel 16 gennaio sono andate avanti con calma ed oculatezza, chi attendeva subito retate e fiumi di arresti è rimasto sicuramente deluso ma il cerchio attorno alla super rete, che ha protetto e fiancheggiato Messina Denaro, si sta veramente facendo alquanto stretto. Ogni particolare trovato, ogni traccia lasciata nei cellulari dei suoi fedelissimi, già arrestati, è stata messa al vaglio con la lente d'ingrandimento.
Campobello di Mazara ha rappresentato la sua ultima roccaforte, ed in particolare i familiari dello storico capo mafia Nardo Bonafede. Proprio su di loro la procura palermitana presieduta da Maurizio De Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido ha iniziato a tessere la tela di quella che può rappresentare, se non l'ultima ma sicuramente una delle finali indagini che riguarda la latitanza di Messina Denaro, durata 30 anni e terminata, come ormai trapelato dagli ambienti giudiziari, a pochi chilometri dalla sua Castelvetrano.
L'autista, l'imprenditore e mediatore olivicolo, Giovanni Luppino, l'ultima persona che ha fatto compagnia a Matteo, tenta di difendersi, ha raccontato ai giudici di essere stato cortese nei confronti di una persona che in un primo momento non sapeva chi fosse realmente. La sua versione dei fatti non è stata reputata dagli inquirenti piena di verità. Perchè proprio dall'azione di controllo del cellulare, l'uomo avrebbe accompagnato Matteo almeno una cinquantina di volte in ospedale.
Il capoluogo siciliano, luogo della clinica La Maddalena, dove Matteo era un "cliente" fisso per via del male che lo ha colpito, è la città che potrebbe detenere tanti segreti suoi e dei fedeli accoliti. Diverse volte, la stessa Martina Gentile, la giovane insegnante ai domiciliari per favoreggiamento, attuava spostamenti a Palermo e non si esclude che i pizzini portati a destinazione possano coprire il grande mistero e soprattutto quel tesoro che per gli investigatori esisterà sicuro ma che non è mai stato ritrovato. La giovane Martina potrebbe rivelarsi un elemento chiave nella caccia ai fiancheggiatori, le tracce delle sue impronte sono state trovate sulla copertina di un dvd. Scoperta che testimonia la "frequenza" fra Martina e Matteo.
Gli inquirenti adesso lavoreranno sodo, giorno e notte, non più per dare la caccia al superlatitante, ormai defunto, ma per dare un volto ai 20 fiancheggiatori che hanno frequentato la casa di vicolo San Vito a Campobello, dimora che avrebbe ospitato Matteo negli ultimi sei mesi, perchè fino al giugno 2022, secondo le testimonianze di operai di una ditta di traslochi, l'ex latitante ha vissuto in un altro edificio.
Non si esclude che alcune delle impronte possano essere riconducibili a donne, il medico in pensione Francesco Salsi, come si faceva chiamare Matteo Messina Denaro a Campobello, avrebbe avuto più di una relazione, come confermato da alcune donne del luogo ma sicuramente molte altre impronte apparterranno a fedelissimi che lo hanno protetto, sostenuto ed aiutato mentre era in vita e non solo a debita distanza ma addirittura di presenza.