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Operazione Hesperia, le arringhe: "carenze investigative" e "indagini lacunose"

del 2024-07-05

Immagine articolo: Operazione Hesperia, le arringhe: "carenze investigative" e "indagini lacunose"

Sembra un "film" già visto per quello che gli avvocati Clemenza, Calamia, Frazzitta e Gaudino, sostengono nelle loro arringhe a difesa dei loro assistiti: indagini lacunose e carenze investigative, frasi che dai brogliacci misteriosamente spariscono o sono incomprensibili ai periti, prove non schiaccianti, aggravanti del 416bis.

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  • Di fatto, nel procedimento per voto di scambio elettorale politico-mafioso maturato nell'ambito dell'Operazione Hesperia da cui era scaturito il filone investigativo, erano giunte nel febbraio 2024 le severe condanne a 15 anni di reclusione per entrambi gli imputati Marco Buffa e Michele Buffa, senza che il dibattimento avesse fornito prove certe di come e quando è siglato il presunto accordo con l'aggravante del 416 bis (associazione mafiosa), premettendo che per Marco Buffa, difeso dall'avvocato Luisa Calamia, quando l'impianto accusatorio veniva a formarsi, la sentenza che lo vede associato a Cosa Nostra, era di primo grado.

    "Indagini lacunose", aveva tuonato l'avvocato Niccolò Clemenza che ha assistito Michele Buffa. E la storia sembra ripetersi.

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  • Nel corso dell'udienza che è stata celebrata in data 4 luglio nell'aula Borsellino del Tribunale di Marsala, davanti al Collegio presieduto dal Presidente Vito Marcello Saladino, nel procedimento che vede imputati Vito De Vita, Lorenzo Catarinicchia, Filippo Aiello, Nicolò e Bartolomeo Macaddino, Antonino Lombardo, Stefano Putaggio e Riccardo Di Girolamo, le arringhe degli avvocati Giacomo Frazzitta a difesa dell'imputato Vito De Vita, e Giovanni Gaudino a difesa degli imputati Filippo Aiello e Lorenzo Catarinicchia.

    Secondo l'avv. Frazzitta, il "Vito" di cui si parla nelle intercettazioni, non è il proprio assistito ma un altro "Vito", e lo testimonierebbe il fatto che non si parlerebbe di traffico di sostanze stupefacenti ma di contrabbando di tabacchi: Vito O. sarebbe il soggetto che stava al porticciolo dove era attraccata la barca che veniva sequestrata.

    A parere dell'avvocato Frazzitta, lo snodo chiaro e definitivo è nelle RIT del dicembre 2022 quando il soggetto identificato in Piero Di Natale dice "accattaro 10 kg di roba" e il Maresciallo Tranchida nella sua testimonianza non ha saputo dire chi fossero i soggetti che stavano interloquendo.

    Frazzitta contesta la requisitoria del P.M. in quanto lo stesso parla di sostanze stupefacenti e non di mariuana o fumo non facendo distinzione alcuna. Di Natale e Buffa parlano, asserisce l'avvocato, di un altro "Vito" ancora, che sarebbe Gianvito Luppino, conosciuto come Vito.

    Nell'affare rivendicato da Marco Buffa, continua Frazzitta, non quadrano i conteggi del ricavato e nella ripartizione, non viene mai fatto il nome di Vito De Vita.

    "E chi è Vito De Vita, l'innominabile?" -dice sarcasticamente Frazzitta. In più, la frase contestata a De Vita "eo ca sugnu", non è udibile e lo testimoniano i periti incaricati.

    A parere dell'avvocato, il quadro accusatorio che emerge è fragile, e ha invocato l'assoluzione del proprio assistito perchè estraneo a fatti, l'esclusione dell'aggravante del 416 bis -“ci vuole ben altro”, aveva detto- e che i parametri di colpevolezza siano altri, previa riqualificazione del reato.

    Secondo l'avvocato Giovanni Gaudino si è dato per scontato che "Renzo", acquirente della partita di droga, fosse Lorenzo Catarinicchia; per Gaudino, l'elemento è indiziario ma non probatorio, e secondo la testimonianza del Maresciallo Tranchida, il soggetto non risultava attenzionato.
    "Siamo in presenza di droga parlata", asserisce Gaudino.

    Non è mai stato accertato, continua Gaudino, se la partita fosse di mariuana light o erbaccia per ingannare il cliente e trarne un profitto col raggiro, non ci sono prove che Catarinicchia abbia acquistato droga per spacciare, e quando nelle intercettazioni si ascolta un soggetto che dice "Provala", l'altro interlocutore risponde "No, non voglio provarla", non avendo così la prova certa di che sostanza si stesse parlando. In più, dalla testimonianza della compagna di Catarinicchia, si evince che nessun soggetto tirato in ballo sia mai entrato a casa loro.

    Per tali ragioni, l'avvocato Gaudino ha chiesto l'assoluzione di Catarinicchia, l'esclusione dell'aggravante del 416 bis e la riqualificazione del reato.
    E ha chiesto l'assoluzione anche di Filippo Aiello, in quanto autista di Raia senza aver mai avuto potere decisionale all'interno dell'organizzazione non avendone mai fatto parte.

    Il Pubblico Ministero Francesca Dessì della Direzione Distrettuale Antimafia, aveva avanzato richieste di condanna alla pena di anni 5 di reclusione 5 per Filippo Aiello, 4 anni per Lorenzo Catarinicchia, 6 anni per Vito De Vita, 5 anni per Riccardo Di Girolamo, 1 anno e sei mesi per Niccolò e Bartolomeo Macaddino, 10 anni per Stefano Putaggio.

    Nel corso di quella udienza, l'imputato Vito De Vita aveva reso dichiarazioni spontanee estraniandosi dai fatti e ribadendo ancora una volta che nella frase a lui contestata, non è possibile risalire alla sua voce.

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