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Omicidio Amatuzzo, "L'ultimo grido di Maria e poi il silenzio..." Il racconto dell'avvocato difensore Cimiotta

di: Yosè Priolo - del 2024-01-31

Immagine articolo: Omicidio Amatuzzo, "L'ultimo grido di Maria e poi il silenzio..." Il racconto dell'avvocato difensore Cimiotta

Il 24 dicembre 2022 viene uccisa a Selinunte Maria Amatuzzo, 29 anni, dall’ex marito 63enne, Ernesto Favara. Un altro femminicidio che scuote la comunità. Un altro femminicidio annunciato caratterizzato da una particolare crudeltà ed efferatezza, ma di cui abbiamo letto molto poco. La donna, qualche tempo prima, aveva deciso di lasciare il marito e di andare a vivere con un altro uomo. Ancora una volta il copione si ripete con un’inaudita violenza.

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  • Gli autori, come purtroppo ci insegna la cronaca, sono costituiti prevalentemente da partner attuali, o ex, che non accettano la fine di un rapporto, che conoscono l’aggressività come forma di assoggettamento derivante da una cultura patriarcale. L’ultimo appuntamento, le ultime scuse, l’ultimo bacio. E tutto finisce in un attimo.

    Avv. Cimiotta, in questo, come in altri femminicidi, abbiamo assistito ad una ferocia inconcepibile. Ci potrebbe spiegare come si sono svolti i fatti quel 24 dicembre?

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  • Sicuramente il Favara non aveva accettato la fine della loro storia, dato che si evince anche dai messaggi scambiati tra la coppia. La Amatuzzo, ingenuamente, quel giorno si reca presso l’abitazione in cui viveva con il suo ex nella convinzione che non ci fosse.

    In realtà, e da qui ne deriva la contestazione della premeditazione, lo stesso posteggerà il proprio veicolo più distante, per farle credere di non essere all’interno della casa. Purtroppo il Favara si trovava già all’interno del garage con un coltello pronto ad aggredire, uccidere e ad accanirsi sul corpo della povera Maria. 

    L’unico testimone oculare risulta essere proprio il nuovo compagno, la cui abitazione si trovava di fronte la casa del Favara. L’uomo però non riesce ad intervenire. Il cancello davanti a lui ormai è chiuso. In un attimo la furia cieca dell’assassino e le grida d’aiuto della povera donna.

    Sappiamo che c’erano stati già dei precedenti, dei campanelli di allarme. Cosa era successo qualche tempo prima?

    Si, in realtà c’erano già state delle precedenti aggressioni da parte del Favara nei confronti della moglie. Anzi, è in corso un processo per maltrattamenti familiari. Ma risulta anche una remissione di querela da parte della donna, probabilmente perché era tornata insieme al marito. 

    Un episodio grave riguarda un tentativo di strangolamento da parte del Favara quando la Amatuzzo si trovava in una casa famiglia. Lo stesso, dopo aver tentato di strangolarla, con una corda di nylon, l’aveva riaccompagnata presso la struttura di accoglienza di Partanna, nonostante le operatrici avessero provato, invano, a non farle incontrare il marito. E, accortesi dei segni sul collo, avevano chiamato l’ambulanza.

    Avvocato, cosa ha raccontato il Favara in merito all’omicidio? Sappiamo che è stato arrestato poco dopo il delitto con il coltello ancora in mano sporco di sangue.

    Il soggetto ha fornito delle versioni contrastanti, in sede di incidente probatorio (come ha confermato in udienza il tenente dei Carabinieri del Norm di Castelvetrano) ovviamente non convincenti e non corrispondenti alla dinamica dei fatti. Lo stesso aveva dichiarato, in un primo momento, che la moglie era stata colpita con una pala proprio dall’attuale compagno. Ed inoltre aveva aggiunto che la Amatuzzo era caduta sulla lama del coltello accidentalmente. Sappiamo con certezza che non è andata così.

    L’esame autoptico ci racconta una ferocia fuori controllo. 28 colpi inferti in varie parti del corpo. Un
    accanimento sulla giovane donna ormai esanime. Tutto questo ci fa comprendere la rabbia, oltre che la violenza, che l’uomo aveva accumulato dopo la fine della storia.

    Il Gup non ha escluso nessuna delle aggravanti contestate dalla Procura- come ci spiega l’avvocato- e respinge le eccezioni sollevate dalla difesa dell’imputato. Inoltre viene rigettata la richiesta di perizia psichiatrica. Come appare ovvio, viste le aggravanti, la richiesta del rito abbreviato è stata giudicata inammissibile dal giudice.

    La storia di Maria Amatuzzo ci ricorda altri femminicidi, altre morti insensate, altre vite interrotte e altre famiglie distrutte. La giovane donna, di origine palermitana, si era sposata con Favara nonostante fosse molto più grande di lei. La loro storia era nata appena 5 anni prima. Entrambi avevano un matrimonio alle spalle e altri figli e adesso anche due gemelline. Ma la fine della loro storia, decisa da Maria, non era stata accettata dal marito.

    Cosa scatta nella mente di questi uomini che non sopportano l’abbandono? Forse, essere lasciati dalla propria partner, rappresenta un indebolimento del ruolo sociale maschile? La frustrazione che si esprime con la violenza fisica, dopo quella psicologica, è l’incipit di tutto. L’impossibilità di accettare un rifiuto, di non avere più il controllo, si rivela il fattore determinante nell’incapacità di gestire le proprie emozioni.

    E purtroppo sappiamo bene come vanno a finire tante di queste storie. Tutto racchiuso in
    una triste parola che ormai risuona troppo spesso: FEMMINICIDIO.

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