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Cesare Mori, il Sergente di Ferro a Castelvetrano. Storia di un uomo d'altri tempi

di: Salvatore Di Chiara - del 2025-03-02

Immagine articolo: Cesare Mori, il Sergente di Ferro a Castelvetrano. Storia di un uomo d'altri tempi

Uomini e personaggi a Castelvetrano. Quanti di essi hanno fatto la differenza? Chiedere di Cesare Mori per avere la conferma. Tra corsi e ricorsi storici, il prefetto entra di diritto tra gli alti funzionari che hanno svolto servizio nella nostra città. In un periodo abbastanza movimentato - dopo la contestazione portata avanti dai Fasci Siciliani - si era creata una voragine tra la politica e la società civile. L’ampio divario economico, divenuto insostenibile, rappresentava uno dei motivi per i quali la cittadinanza pagava dazio sotto molti aspetti. 

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  • Inoltre, l'assassinio del sindaco Giuseppe Saporito, avvenuto il 17 gennaio del 1901, peggiorò (e di molto) la situazione castelvetranese. I fenomeni di brigantaggio e malavita avevano preso piede anche nel nostro territorio e le forze dell'ordine non riuscivano a fronteggiare il fenomeno delinquenziale. Tra questi, spadroneggiava (e una certa importanza in tal senso) un brigante dalle idee distorte e poco chiare: il suo nome era Melchiorre Corsentino. Un personaggio abbastanza temuto dalla gente per i suoi modi burberi e spesso privi di democrazia. Non esitava a usare le maniere forti nei confronti di chi assumeva un atteggiamento di rivalsa ai suoi metodi “ortodossi”. 

    La comunità, allo sbando totale, era caduta nelle mani di loschi individui e la ripresa sembrava lontana. Per avere “la ragione” sul malaffare, per la prima volta - dopo alcuni anni passati al nord, fece tappa il prefetto Cesare Mori. Fu mandato in Sicilia per iniziare un percorso fatto d’interventi mirati e tra questi, sgominare le bande aggressive. La prima tappa che segnò l'inizio del cambiamento fu proprio Castelvetrano. Il 5 marzo del 1903 si stabilì in città. Accompagnato da un nugolo di pensieri e idee, il “Sergente di Ferro” si mise al servizio della società civile per “ripulire” il territorio devastato dal male. La sua vita lavorativa era abbastanza diversa da quella privata, fondata da un'apparente calma. 

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  • In ambito lavorativo prevaleva il piglio duro e incorruttibile. I modi cruenti erano spesso denunciati per violazioni varie. Una volta nominato Commissario di Polizia di Stato, la sua vita cambierà. Adottò sin da subito una politica “pesante” ai limiti della normalità. Nonostante le ripetute denunce, fu un vincente nato, a tal punto che gli stessi procedimenti a suo carico decaddero. Venne assolto e amnistiato in diverse circostanze. Anche l’operazione per arrestare il brigante Corsentino fu ricco di colpi di scena. Non trovando l’uomo nella sua dimora (riuscì a scappare a una prima cattura), Cesare Mori decise di fare arrestare la sua amante, una certa Antonina Mirabile. Venne tenuta un’intera giornata in carcere. Una scelta “poco credibile”. 

    Seppur gli avvocati della donna denunciarono una violazione di domicilio, abuso di potere e arresto arbitrio, il commissario dettò ancora una volta legge e continuò imperterrito con il suo piano. Quest’ultimo riuscì alla perfezione e il delinquente, chiamato dai sentimenti provati verso la donna (provò a liberarla dal carcere), cedette di fronte alla furbizia del prefetto (con tanto di arresto). Il suo impegno in città durò un paio di anni circa, prima di essere trasferito in altre località. Ritornò successivamente in Sicilia nel periodo fascista. Quella tappa segnò notevolmente il suo percorso.

    Pensava di poter fronteggiare la mafia svelando i legami parassitari diffusi all’interno della società. Considerava la stessa un “bubbone fetido” che può essere curato usando metodi drastici. Non fu affatto facile e venne messo in “pausa” per evitare uno scollamento tra lo Stato e certe organizzazioni. Anti-divo per eccellenza e lontano dal palcoscenico, Cesare Mori è stato protagonista di un biennio difficile per la nostra comunità. Oltre agli episodi “lavorativi”, vanno attenzionate l’imparzialità e la durezza. Caratteristiche “non riscontrabili” al di fuori dell’ambito lavorativo dove, chi lo conosceva, lo dipingeva come un uomo sensibile e vicino alla causa sociale. Un uomo d’altri tempi.

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