Trasferimento migranti in Albania, strategia comunicativa o vera svolta nella gestione dei flussi migratori?
di: Francesca Caprarotta - del 2024-10-24
Sarà la Cassazione ad avere l’ultima parola sulle ordinanze del tribunale di Roma, contro il trattenimento dei dodici migranti in Albania, nel centro italiano di permanenza, fortemente voluto dal governo. In questi giorni, è stato approvato il decreto legge che restringe la cerchia dei paesi sicuri, con il quale l’esecutivo spera di poter proseguire sulla linea dell’invio dei migranti in Albania. Secondo l’Ansa, sarà speso oltre mezzo miliardo in 5 anni, in più alle spese ingenti già sostenute per trasferire i migranti, i cui numeri hanno fatto inorridire molti italiani. Cavallo di battaglia della presidente del consiglio, Giorgia Meloni e della maggioranza, quello dei migranti è un tema che tiene banco da anni, malgrado i fenomeni migratori siano figli di ogni tempo. Oggi, la strategia del governo sembra un costoso flop, mentre il ministro dell’Economia Giorgetti chiede sacrifici.
La vicenda si presenta più controversa di quanto pare. Trasferire migranti in un centro costruito ad hoc in uno stato non europeo, gestito dall’Italia, secondo la magistratura italiana non è legittimo, tanto da aver ordinato il rientro in Italia dei migranti. Sarebbero diverse le normative europee e italiane, che vietano questo tipo di trasferimenti, che indubbiamente lasciano il sapore amaro, richiamando alla memoria altri trasferimenti, poco felici e tragici (deportazioni).
Mentre imperversano le polemiche, l’Italia si spacca. Ci si chiede se questo tipo di politica di gestione della migrazione sia fattibile, non solo economicamente, ma anche in termini umanitari. Quale è l’integrazione che si offre in questo modo?
Le persone che scappano dal proprio paese, non lo fanno sicuramente per diletto: scappano dalla guerra, da problemi politici, religiosi o persecuzioni etniche. I viaggi della speranza, ad opera dei trafficanti, veri e propri aguzzini, sono occasione di soprusi, violenze, condizioni disumane. L’Italia nel mondo è considerata come una culla dell’accoglienza e nei secoli, gli italiani sono migrati in diversi stati. Forse, servirebbe un po’ più di empatia ed un piano per l’integrazione, che avvii i migranti al mondo del lavoro. E’ di questi giorni, l’allarme di Confindustria che commentando la vicenda, ha colto l’occasione per precisare che nei prossimi anni, verranno a mancare più di un milione di lavoratori.