La "nave di Ulisse". Storia di un "gioiello" che potrebbe avere origini selinuntine
di: Avv. Giovanni Miceli - del 2016-06-19
Non tutti conoscono la "NAVE DI ULISSE" Antikenmuseum Basilea. La provenienza è probabilmente riferibile ad area Selinuntina. E’ così chiamata questa bella lastra di calcarenite fine, molto simile a quello estratto dalle cave di Menfi con il quale sono state realizzate le Metope di Selinunte, forse perché viene facile, quasi spontaneo, associare alla nave la figura di Ulisse, il navigatore per eccellenza.
Larga complessivamente 220 cm, composta in due pezzi, reca all’interno della ben proporzionata cornice, il profilo, in bassorilievo, di una bella nave.
Costituiva la lastra di copertura di un sarcofago in pietra (il cosidetto "pilacciuni") ed era posto in modo tale che la scultura fosse rivolta all’interno del sarcofago, visibile soltanto al defunto. Chi fosse stato quest’ultimo non ci è dato sapere. Certamente un personaggio importante e facoltoso.
In essa è raffigurata non una nave tonda e panciuta atta ai commerci ma una bella nave,lunga,stretta,agile e veloce, idonea ed avvezza ai combattimenti in mare per cui si è ritenuto che il defunto sia stato un uomo di mare, un militare di un alto grado. Un semplice marinaio infatti non si sarebbe potuto permettere un monumento funerario tanto costoso.
Ma nella scultura vi è un particolare che mi ha portato a pervenire ad un’altra conclusione ,anzi,per essere più precisi,manca un particolare. Se notate bene nel rilievo mancano sia i remi che le vele. Dimenticanza ? Trascuratezza dello scultore? Niente affatto!
Quella nave non doveva solcare le onde spinta dai vogatori o dal vento ma doveva far viaggiare lo spirito del defunto nel cielo. Non un militare quindi ma un’erudito, un filosofo, un pensatore o un poeta.
La nave, quindi, non costituisce un riferimento all’attività svolta in vita dal defunto ma assume un esclusivo valore simbolico. Se risultasse vero che il reperto provenisse da Selinunte (basterebbe un esame sulla composizione della pietra) sarebbe bello poterla vederla esposta nel nostro territorio con la dicitura: "LA STELE DEL POETA".
Lo stesso prof. Vincenzo Tusa fece qualche timido passo per ottenerne la restituzione senza alcun risultato. Erano altri tempi.