"Erva, patruni! Storia di un detto antico che si ascoltava spesso nei campi
di: Vito Marino - del 2016-06-02
Questa frase è rimasta come un’esclamazione, come un antico aforisma siciliano che avverte a non fidarsi mai delle belle apparenze. Una volta le terre ben coltivate economicamente rendevano molto e i grandi proprietari terrieri, non avendo la necessità e la volontà di coltivarle personalmente, le affidavano ai contadini.
Succedeva che il proprietario, per niente competente in materia, restasse molto contento della crescita del grano nel campo, lasciandosi ingannare dal verde e dall'altezza delle piantine; il contadino, forte della sua esperienza, spesso rispondeva: "Erva, patruni!" (erba, padrone) cioè è troppo presto per giudicare, perché ancora il grano è solo erba.
Infatti, nell’agricoltura in generale, l’esito del raccolto è sempre incerto fino al raccolto a causa fattori climatici negativi. Tante volte questo contraddittorio avveniva perché il padrone non aveva fiducia nell’onestà del suo contadino e voleva constatare di presenza l’evolversi della crescita; ma il contadino furbo, rispondeva con “erva patruni”, così al raccolto avrebbe potuto sottrarre parte della produzione.
In effetti, nella coltivazione del grano basta una calamità naturale, come una gelata notturna o una siccità precoce, per bloccare il formarsi della spiga o farne crescere una vuota; con “l’acquazzina” (la rugiada) della notte o la nebbia mattutina, seguita da un forte sole, la spiga, ancora tenera, può "allampari" (da lampo = fulminare ) e improvvisamente ingiallire e morire; con una pioggia eccessiva la pianta, anche se già sviluppata, "squara", cioè muore per marciume alle radici.
A proposito di pioggia, nel nostro territorio negli anni ’40 - 50 pioveva parecchio, me lo dicevano le persone anziane, prova ne sia che tutti i terreni agricoli situati in pianura erano provvisti di canali di scolo dove le acque scorrevano fino al mese di maggio.
I contadini si premuravano a pulirli, poiché le coltivazioni di graminacee in caso di eccessiva acqua stagnante "squaravanu" (marcivano). I dati coincidono infatti, in quegli anni ero bambino e ricordo che pioveva molto. E’ seguito un lungo periodo di siccità.
Il 05/11/1976 a Trapani, le forti piogge hanno provocato una disastrosa alluvione, sono seguiti alcuni decenni di siccità durante i quali il lago Preola, in territorio di Mazara del Vallo, è rimasto per un paio di decenni completamente asciutto. Dal 2005, però, il ciclo è tornato a ripetersi, infatti, è piovuto moltissimo con disagio per la coltura dell’ulivo; così, il lago Preola è tornato pieno d’acqua come una volta.
A proposito d'erba c'era un arnese agricolo poco usato nelle nostre zone, chiamato "la furlana", che serviva per mietere l'erba o "la sudda" (sulla o erba medica, foraggio per gli animali); era provvisto di una lunga lama arcuata e di un lungo manico con due impugnature.
C'era anche la "furlanedda", che era simile ad una falce, con la differenza che aveva la lama affilata, senza la dentellatura. La falce, con la dentellatura nella lama, serviva per il taglio degli steli dei cereali, molto duri al momento della mietitura.