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Quando le ragazze andavano dalla "mastra" per imparare i "segreti" del ricamo e del cucito

di: Dott.Francesco Marino - del 2017-04-28

Immagine articolo: Quando le ragazze andavano dalla "mastra" per imparare i "segreti" del ricamo e del cucito

Nella foto, tratta dal web, è riprodotta una sarta d’altri tempi che cuce utilizzando una macchina per cucire di vecchia generazione.  La mamma raffinata del dopoguerra era solita sostenere che una ragazza, oltre a dover essere istruita, doveva completare la sua formazione imparando l'arte del ricamo che poi le sarebbe servita a decorare le parti più pregiate del proprio corredo.  

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  • A quei tempi era considerata di grande importanza la scelta della “mastra”, ossia della scuola che avrebbe insegnato alla figlia i segreti del ricamo e del cucito. In considerazione che alla curatrice della “Mastra” si affidava anche l’educazione della ragazza, era basilare che l’insegnante godesse d’indubbio credito morale e corretta valutazione etica.  

    Proprio per questa ragione, a volte, la “mastra” si trovava in conventi e a gestirla erano le suore. La “mastra siciliana”, di solito, contava due scuole d’insegnamento: una di taglio e cucito e l’altra di ricamo.  

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  • Generalmente, la preparazione di taglio e cucito era del tutto gratuita mentre quella di ricamo, considerata un’arte superiore, richiedeva un onere monetario per le famiglie delle signorine. Le ragazze, talvolta quasi bambine, raggiungevano i luoghi d’istruzione con ago e filo, l’immancabile pezza di lino e una piccola sedia a volte cosi bassa che alcune adolescenti rimanevano sotto il grande telaio dell’istruttrice.  

    La sarta, il più delle volte raggruppava le sue ragazze attorno a un grande tavolo. Alle ragazze era inizialmente insegnato a “ribattere” o a realizzare il ”punto cimosa” che altro non era che l’ordinata cucitura del margine laterale di una stoffa. Poi, l’insegnante disegnava/componeva i cartamodelli che erano utilizzati dalle allieve come guida per il successivo compimento delle singole parti che, abilmente uniti sotto la direzione della maestra, avrebbero in seguito formato gli abiti.  

    Nella “mastra” di ricamo, l’insegnate di solito tratteggiava a mano una figurazione sulla stoffa di lino che l’allieva aveva portato da casa. Dopo averla aiutata a sistemare la stoffa nel classico cerchietto rotondo, l’educatrice insegnava alla ragazza a usare i sottilissimi fili colorati con i quali avrebbe trasformato il tratteggio in una forma di preziosa arte.

    Alla “mastra” le nostre mamme/nonne hanno imparato i punti del ricamo. Iniziavano generalmente col punto quadro poi col buchino, quindi punto piatto, punto erba, punto ombra e tutte le reti: a uovo, quadra, ecc., per non parlare del punto occhietto che era la base per l'intaglio. La “mastra” era anche un luogo di socializzazione.

    Le ragazze, che non avevano le odierne libertà, si confidavano tra loro e si raccontavano i loro amori impossibili. All’arrivo nei locali che ospitavano la “mastra”, le signorine più fortunate si assicuravano il posto vicino alla finestra.

    Non di raro passeggiavano nelle adiacenze della casa giovanotti che facevano fantasticare le adolescenti di quei tempi. Come, non sono state episodiche le nascite di romantiche storie d’amore, senz'altro facilitate dall’esistenza di quelle straordinarie scuole d’arte.

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