Ricordando la "Pifara". Alla scoperta di uno strumento protagonista delle processioni religiose
del 2016-10-18
La "Pifara" o "Bifara" è uno strumento ormai scomparso dalle nostre parti, eppure è uno degli strumenti più rappresentativi della Sicilia. La Pifara è un’oboe popolare, strumento a fiato in legno tornito artigianalmente, di forma conica simile alla canna di zampogna, in cui viene inserita un’ancia doppia in un’estremità.
Le sue origini risalgono agli inizi del Seicento, dove suonatori di pifara accompagnavano in contesti cerimoniali e festivi, celebrazioni civili e religiose. In dizionari siciliani, editi il secolo scorso, era presente la voce Pifara a dimostrazione della sua grande diffusione in tutta la Sicilia.
Fino agli inizi del Novecento la pifara venne utilizzata insieme ai tamburi che ne scandivano il tempo, per accompagnare le processioni religiose. Intorno agli anni Quaranta la pifara, dal suono potente e penetrante, venne sostituita dalla banda musicale con ritmi più invadenti. Nel dopoguerra continueranno a suonare, come memoria della più antica tradizione siciliana, solo le frequenze ritmiche eseguite dai tamburi.
Adesso raramente la ritroviamo nelle rappresentazioni natalizie della Natività, accompagnata dalla Zampogna suonando ritmi natalizi tipicamente siciliani.
"Grazie alla mia passione e alla grande amicizia con il Maestro Rosario Altadonna, fautore della riscoperta e riproposizione di questo strumento, avendo realizzato nuovi esemplari perfettamente funzionanti di questo strumento ormai estinto dalla pratica strumentale locale e rimanendone l’ultimo costruttore, sto cercando di riproporre questo antico strumento nelle rappresentazioni folkloristiche per meglio valorizzare uno strumento così importante e presente nella nostra cultura".
Queste le parole di un giovane vitese Luca Catania, geloso custode delle tradizioni popolari