“Castelvetrano deve svegliarsi pensando al passato e guardando con cauto ottimismo al futuro”
di: Vito Marino - del 2019-08-02
In foto: Castelvetrano dall'alto corso (ph. Tancredi Bongiorno)
Maarten Van Aalderen, riferendosi al suo libro “IL BELLO DELL'ITALIA” afferma che: "L'Italia deve smettere di lagnarsi, deve rimboccarsi le maniche ed essere più ottimista per il futuro; ha tante carte da giocare per rialzare la testa". La stessa cosa dico ai castelvetranesi, è giunto il momento di smettere di lagnarci dell’amministrazione comunale.
Partendo dal principio che per amministrazione comunale s’intende la gestione del bene comune, cioè di tutti i cittadini abitanti in un dato paese o città, è interesse di tutti affinché questo stato fallimentare in cui versa il nostro comune, possa risolversi nel migliore dei modi. Sicuramente il lamentarci o, peggio buttare sugli amministratori le cause del dissesto finanziario non è il sistema migliore per risolvere la crisi.
Casomai bisognava lamentarci quando si spendevano soldi a palate per feste paesane e per fuochi pirotecnici a Selinunte; allora tutti osannavano e approvavano l’operato del sindaco, ma le conseguenze irreversibili sono arrivate ora.
Nelle città più evolute si sono creati dei comitati di quartiere, che collaborano con l’amministrazione comunale per risolvere i problemi interni al proprio quartiere. Lo stesso potrebbe fare Castelvetrano. Così qualche problemino interno al quartiere lo potrebbe risolvere lo stesso comitato, segnalando il caso al sindaco o alle Istituzioni interessate, possibilmente attingendo le somme necessarie, di piccolo taglio raccogliendo i fondi fra gli stessi cittadini. Così si potrebbero tenere sotto controllo il verde pubblico, i monumenti, le chiese.
Quando ero ragazzo, ricordo che nell’immediato dopoguerra, quando si doveva effettuare una riparazione ad una chiesa o quando c’era da festeggiare una ricorrenza religiosa, si creava un comitato che provvedeva a raccogliere i fondi necessari. Noi ad esempio abbiamo la chiesa del Purgatorio, un gioiello dell’arte barocca, che si trova in brutte condizioni statiche; già esiste una certa somma a disposizione, ma mancano altri soldi.
Ebbene, la “Pro Loco” o l’arcipretura o il sindaco potrebbero istituire un comitato cittadino e insieme provvedere a raccogliere questi fondi. Non dobbiamo dimenticarci che la chiesa è nostra e che una volta restaurata farebbe parte del patrimonio artistico, fonte di attrazione turistica.
Dobbiamo renderci conto che è finito il benessere, almeno per il Comune di Castelvetrano e non possiamo ancora aspettare “ficu carimi mmucca”, dobbiamo rimboccarci le maniche e tutti dare il proprio contributo per risolvere i problemi collettivi. D’altronde non possiamo aspettarci un aiuto da uno Stato “facciolu” (a due facce), che nel dopoguerra, complici gli Americani, ha creato e diffuso la Mafia in Sicilia, per paura del diffondersi del comunismo, che dalla Russia si stava estendendo in Italia.
Uno Stato che permette ancora di considerare mafiosi tutti i Castelvetranesi indistintamente, solo perché vi è nato il mafioso Messina Denaro, protetto in un primo tempo dalle pubbliche istituzioni. Uno Stato che ha mandato tre commissari per cercare la mafia fra le scartoffie contabili, rovinando ulteriormente l’economia della città.