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La stanza del "tesoro" a Selinunte chiamata “lampisteria” tra storia e ricordi

di: Vito Marino - del 2016-10-26

Immagine articolo: La stanza del "tesoro" a Selinunte chiamata “lampisteria” tra storia e ricordi

(ph. lestradeferrate.it)

E’ triste ricordarlo, ma nel passato e fino agli anni '60 – ‘70 circa, le Ferrovie dello Stato rappresentavano l’arteria di comunicazione principale per la nostra nazione, dove scorreva quasi tutto il traffico merci e viaggiatori. Oggi di una grossissima fetta delle ferrovie italiane rimane soltanto il ricordo.

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  • Le gloriose locomotive a vapore che hanno percorso l’arteria ferroviaria italiana sono state tutte demolite. Come ricordo di un lontano passato restano ancora molti ruderi di fabbricati formati da caselli e stazioni. Alcuni edifici, di una magnifica un’architettura d’epoca sono stati ristrutturati ed adibiti ad altre destinazioni d’uso e fanno bella mostra di sé.  

    Per quanto riguarda la stazione ferroviaria di Castelvetrano, una volta era considerata, per importanza di traffico, la quarta della Sicilia dopo Palermo, Messina e Catania; oggi si è ridotta ad una semplice fermata, che, fra non molto potrebbe scomparire.  Visto che sono in argomento aggiungo qualche data, che potrebbe interessare qualche appassionato:

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  • Nel nostro territorio il 04/06/1883 è stata inaugurata la linea ferrata a scartamento normale Trapani – Palermo Via Castelvetrano (la Via Milo è stata costruita in seguito). Allora l’intervento di Vincenzo Saporito di Castelvetrano, deputato al Parlamento, è stato decisivo affinché la linea toccasse la nostra città.

    Oltre alla linea normale, alla stazione di Castelvetrano erano collegate altre due linee, importantissime per quei tempi, anche se a scartamento ridotto: - La Castelvetrano – Porto Empedocle - Agrigento, lunga 137 Km., realizzata fra il 1902 ed il 1910, - La Castelvetrano Palermo Sant’Erasmo, lunga Km. 81, attraversava l’entroterra toccando tanti piccoli paesi, oggi abbandonati a se stessi.

    La linea, progettata per collegare i comuni della Valle del Belìce, fu realizzata fra il 1910 ed il 1931. Questi magnifici edifici erano stati costruiti tutti dello stesso stile architettonico che veniva chiamato stile impero. Fra le altre cose prevedeva, a seconda della sua importanza una o più stanze sotterranee da adibire a “lampisteria” (ripostiglio).

    La costruzione di questi edifici avvenne in un periodo storico quando ancora la corrente elettrica non esisteva o l’elettrificazione era appena iniziata. Nel 1950 Marinella di Selinunte era ancora sprovvista di luce elettrica e il paese era illuminato ad acetilene. Di notte la stazione ferroviaria di Selinunte era appena visibile, per la presenza di un semplice fanale a petrolio. Quindi ogni stazione doveva provvedere ad illuminare gli uffici e tutti i vari segnali luminosi di “avviso e protezione” con fanali e lumi a petrolio. La presenza quindi della “lampisteria” per il deposito di petrolio e dei vari lumi e fanali era indispensabile.  

    La scala per scendere in questo scantinato era la continuazione della scala che portava al piano superiore, dove c’erano gli alloggi per il personale.

    Quando negli anni ’60 – ’70 questi locali erano diventati ormai inutili furono chiusi gli  ingressi, per allargare anche l’ingresso scala. Passati nel dimenticatoio, circa 30 anni fa nell’effettuare il nuovo pavimento nella Dirigenza di Movimento della stazione di Castelvetrano, si è formato un buco, corrispondente alle due stanze sotterranee. Si è pensato alla stanza del tesoro, ma il personale più anziano ha spiegato la funzione di questi sotterranei.

    Nella Stazione di Alcamo Diramazione la presenza di questi locali era nota perché adibita come ripostiglio ed archivio. Anche nella stazione di Selinunte attraverso un buco formatosi nella ristrutturazione del pavimento si è scoperta la stanza nascosta. Leggi qui per leggere l'articolo

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