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"Quattro giornate di Castelvetrano", il terzo libro di Salvatore Di Chiara. L'autore: "Sogno una maggiore considerazione dei giovani verso la nostra storia"

di: Redazione - del 2025-02-03

Immagine articolo: "Quattro giornate di Castelvetrano", il terzo libro di Salvatore Di Chiara. L'autore: "Sogno una maggiore considerazione dei giovani verso la nostra storia"

Salvatore Di Chiara è un castelvetranese appassionato della propria città, e come lui stesso si definisce è letteralmente "sedotto" da Castelvetrano e non nasconde la voglia di conoscerne la storia. Nel terzo suo lavoro editoriale, Salvatore riporta alla memoria la Castelvetrano tra il 1893 ed il 1894.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare l'autore delle "Quattro giornate di Castelvetrano", leggi l'intervista di seguito pubblicata.

Di cosa parla il libro?

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  • Il libro è un testo storico. Una città come la nostra è stata protagonista - nel corso del tempo - di avvenimenti importanti che vanno approfonditi. I Fasci Castelvetranesi, in un ampio complesso regionale, meritano una riflessione a parte. Ho provato a delineare un quadro generale dei fatti che hanno portato a modificare (almeno nelle intenzioni) per sempre l’esistenza di Castelvetrano.

    In che periodo viene ambientato?

    Il periodo di riferimento (principale) è la fine del 1893 e l’inizio del 1894, con interventi datati “pre” e post” le date sopra citate.

    Dove hai reperito le informazioni e quanto è stato complicato?

    E’ la domanda perfetta per ringraziare il personale della nostra biblioteca. Grazie alla disponibilità e alla gentilezza ricevuta, è stato reso tutto possibile. Un viaggio appassionante e pieno di insidie, a partire dai tempi di lettura fino alla quantità di volumi consultati.

    Com’era in quei tempi Castelvetrano come comunità rispetto a oggi?

    La società civile castelvetranese ha sempre manifestato un certo dissenso verso il cambiamento. Una vita basata sui “contentini” ricevuti. L’alto tasso di analfabetismo (circa il 70%) giocava un ruolo negativo. Eppure, grazie a una propaganda utile alla conoscenza dei problemi effettivi del territorio, la partecipazione di massa destò sorpresa e sortì i suoi effetti (all’inizio).

    In che modo Ferrigno aveva cristallizzato questi ricordi storici e qual è la sua più grande arte che hai apprezzato in lui?

    Il “Maestro” (scusate la citazione) è stato un uomo di grande spessore. La sua fame di ricerca è e dovrebbe essere di insegnamento per tutti: dal singolo appassionato fino allo storico possono attingere spunti per eventuali processi di studio. Una spassionata attitudine alla perfezione, con strumenti - pochi - che oggi metterebbero in difficoltà chiunque aspiri alla conoscenza del territorio. Di lui ho apprezzato la cura dei dettagli. Un uomo d’altri tempi direi, castelvetranese dalle spiccate doti umane.

    Dove è in vendita il libro a Castelvetrano e on-line?

    Il libro è stato pubblicato da Amazon (presente nel loro sito). Per chi desiderasse acquistarlo, può chiederlo (anche) direttamente al sottoscritto privatamente (e nelle prossime settimane in edicola).

    In quanto tempo lo hai scritto e come nasce l’idea di scrivere un libro.

    Castelvetrano è come una donna seducente. Ti ammalia, affascina e conquista. Ti innamori perdutamente della sua bellezza. Senti l’esigenza di proteggerla in qualsiasi momento. Emana un profumo di antico, impossibile da dimenticare. Non esiste un tempo preciso né provi a cercarlo. Nel mio caso è durato alcuni mesi, senza dimenticare i libri precedenti e chissà... La scrittura è una sorta di rifugio personale. In essa cerchi le risposte mancate della vita. Ti isoli di fronte alle vicissitudini della stessa, è una compagna di viaggio indispensabile.

    Da sempre non ti definisci uno storico o aspirante tale, ma come ti defineresti? Amante del tuo territorio?

    Mi definisco un autodidatta. Ho iniziato per gioco, spinto dallo storico Vincenzo Napoli e da quel momento - ormai sono passati molti anni - ho setacciato ogni angolo di questa città. Amo il territorio castelvetranese, lo vivo con tutti i problemi del caso. Allo stesso tempo, e dispiace di questo dato, molti non conoscono gli angoli puri del territorio. Settefurie, Ponterotto, Castello della Pietra, le Forche, Marcita, Parche di Bilello, la Montagna, la Tana del Lupo, sono luoghi che meritano di essere visitati. Sogno una città unita e senza distinzioni varie. Sogno una classe politica che abbia un comune denominatore: vivere in simbiosi. Sogno un popolo che sappia prendere in mano la storia castelvetranese. Sogno una maggiore considerazione dei giovani verso le vicende storiche passate. Sognare non costa nulla… proviamoci!

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