Ricordando "l'allarga lana". Quando il materasso era in lana di pecora o di paglia d’orzo
del 2015-02-07
Come anticipato ieri (leggi qui l'articolo di presentazione) iniziamo un viaggio alla scoperta degli antichi strumenti usati nel passato. Cominciamo con "l'allarga lana".
Una volta sul letto si ponevano due materassi: uno di lana di pecora e l’altro di paglia d’orzo. D’inverno quello di lana si metteva sopra dell’altro, per tenere più caldo, mentre quello di paglia si metteva sopra durante l’estate, per far sentire meno caldo. I nobili usavano più materassi e il letto diventava molto alto.
Durante la stagione estiva i due materassi si svuotavano: la paglia già deteriorata si buttava nella concimaia e il materasso si riempiva di paglia d’orzo d’annata (paglia di orzo, perché ha lo stelo più lungo).
Chi non era produttore comprava la “pagghialonga” dal venditore ambulante, che passava per le strade nel mese di giugno.
La lana, invece, veniva lavata, asciugata al sole, e allargata con le mani per renderla più soffice. Chi non aveva il tempo o la pazienza, perché si perdeva tanto tempo, in quei giorni passava per le strade un artigiano ambulante “allarga lana o scardaturi”, con un marchingegno che la pettinava, facendole riacquistare la primitiva sofficità.
La struttura, provvista di ruote era composta da una panca, dove si sedeva l’operatore, che metteva in movimento due grossi pettini, costituiti da una serie di chiodi posti su una base fissa e su una tavola oscillante, posti “faccifrunti” (uno di fronte all’altro).