“Kaggera” - Vita - Salemi: un viaggio con un treno mai esistito e il rimpianto dell'ennesima incompiuta
di: Dott.Francesco Marino - del 2016-10-14
Nella foto è riprodotto il casello ferroviario di Fiumelungo di Salemi. Tanti meno giovani avranno frequentato la struttura, convertita in scuola elementare negli anni 50/60.
Nel web si possono rilevare infiniti riferimenti all’opera ferroviaria di 26 chilometri, rimasta incompiuta, che avrebbe dovuto collegare Calatafimi, Vita e Salemi.
Buona parte del tracciato, le opere murarie, i passamani in ferro arrugginito sono ancora ben visibili. Un tratto del sedime è stato trasformato in strada nei pressi dell'abitato di Vita. Sono tuttora esistenti taluni fabbricati di stazioni e caselli, in alcuni casi trasformati in strutture pubbliche o in abitazioni private.
La configurazione della linea ferroviaria iniziava dalla stazione di “Kaggera” che altro non è che l’odierna stazione di Calatafimi. Proseguiva verso Vita per ultimare il suo percorso nell’attuale stazione di Salemi. Qui, i passeggeri avrebbero potuto cambiare treno per raggiungere sia la località di Castelvetrano sia Santa Ninfa che avrebbe dovuto essere collegata con altra rete ferroviaria simile, in realtà poi costruita e attivata dal 1937 al 1954.
La particolare non conformità del terreno interessato al percorso e forse i non cospicui investimenti, che non avrebbero consentito la realizzazioni di molti ponti o gallerie, pare avessero persuaso i progettisti a costruire l’opera a “scartamento ridotto”.
In sostanza, lo spazio tra i due binari sarebbe stato più ravvicinato rispetto alle misure standard. Ciò per consentite un meno sfregamento delle rotaie durante le numerose curve realizzate necessariamente con un raggio più ridotto.
Molte sono le strutture murarie ancora visibili. In contrata Ponte Patti di Calatafimi esistono la stazione di Kaggera e il magazzino merci.
A sinistra, percorrendo la strada Salemi – Vita sono riconoscibili numerosi sotto-passaggi. Prima di raggiungere l’abitato di Vita è visibile un Casello.
Percorrendo il tragitto stradale in direzione di Calatafimi, nei pressi di quel paese, si noterà il portale d’accesso ad una galleria. Più avanti, è mirabile un sottopassaggio su cui sono impresse il disegno di un fascio di spighe - verosimilmente a testimonianza che la struttura è riconducibile all’era fascista - il numero romano “VII” e la scritta “anno 1929”.
Non può essere più osservata la stazione di Salemi città, all’epoca costruita nelle adiacenze dell’odierna caserma dei Carabinieri, in quanto abbattuta per far posto alla realizzazione di una strada.
La concretizzazione dell’opera, come oggi in parte ancora la vediamo, sarebbe avvenuta verso la fine degli anni 20 del secolo scorso. La realizzazione delle lavoririsulta essere stata affidata alla “Società Anonima per Costruzione ed Esercizio di Ferrovie” (CEF), allora con sede a Palermo e Roma. L’impresa completò per intero il sedime, i ponti, le gallerie, i sottopassaggi e i fabbricati che avrebbero dovuto ospitare il personale.
Oggi, verrebbe da chiedersi quali siano state le ragioni che avessero convinto gli amministratori ad iniziare ma non ultimare la struttura ferroviaria. All’epoca si scrisse di tutto e di più. Ci piace pensare che i lavori fossero stati posti in essere solo per offrire occupazione a tanti siciliani in un’epoca di grande crisi economica.
Noi, senza pretesa alcuna e dopo aver ricordato l’esistenza di sprechi di risorse pubbliche pure in epoche lontane, abbiamo tentato anche di stimolare l’immaginazione del lettore conducendolo in viaggio nell’entroterra trapanese con un treno fantastico mai esistito.