Oggi 8 marzo, festa delle donne. Ma l'uguaglianza è davvero così vicina?
di: Vito Marino - del 2017-03-08
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In virtù della legge della giungla, secondo cui il più forte domina il più debole, nel corso d’interi millenni, la donna, perché geneticamente meno forte, ha subito violenze fisiche e psichiche dall’uomo. Agli inizi del 1900 la donna era considerata l’angelo della casa, il centro, il fulcro, attorno al quale tutti i familiari giostravano.
Purtroppo la casa era anche il suo carcere. Difficilmente una donna poteva avere un ruolo chiave nella società, ma, con l'introduzione delle macchine nei lavori più pesanti, la civiltà maschilista incomincia a tramontare. Ma la lotta per l’emancipazione è stata dura, con un decorso di più di un secolo: ancora oggi la parità uomo-donna lascia molto a desiderare.
Qui di seguito riporto le varie conquiste riportate dalle donne in Italia:
-Fino al 1919 la moglie non poteva disporre dei propri beni senza l’autorizzazione del marito e non aveva credibilità nelle testimonianze.
-Fino al 1963 era in vigore lo “ius corrigendi”, che dava al marito il diritto di colpire la moglie, accusata a suo personalissimo giudizio di aver commesso errori, con lo scopo appunto di “correggerla”.
-Finalmente con il nuovo diritto di famiglia, nel 1975 la donna non prende più il cognome del marito, ma mantiene quello proprio.
-Fino a qualche decennio fa, l’art. 144 del Diritto di Famiglia citava espressamente: “Il marito è il capo della famiglia, la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo ovunque egli crede opportuno di fissare la sua residenza”.
-Il diritto al voto per le donne è avvenuto il 02/06/1946, mentre per la parità uomo – donna è stata emanata la legge 125/1991, con lo scopo di rimuovere gli ostacoli che ancora impedivano la completa attuazione di detta eguaglianza. La legge prevede e precisa la possibilità di adottare misure che consentono di creare le condizioni adeguate per le donne di esprimere pienamente le proprie capacità e potenzialità nei luoghi di lavoro.
-Inoltre, nell’uxoricidio, l’uomo godeva di attenuanti, considerando “delitto d’onore” l’omicidio di gelosia. Il delitto d’onore, che è una barbarie senza pari, fino al 1981 era in vigore nel nostro ordinamento, così, in virtù di tale legge un uomo che uccideva la moglie, la figlia, la sorella, “nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onore suo e della sua famiglia” aveva diritto a tutte le attenuanti e subiva una pena minima dai tre ai sette anni: viceversa, se fosse stata la donna ad uccidere il marito a causa della stessa offesa sarebbe stata condannata all’ergastolo.
Fino al 1968 l’adulterio era reato; le donne potevano essere incarcerate per due anni, mentre gli uomini – a meno che non destassero un eccessivo scandalo pubblico – potevano tradire liberamente la moglie. Solo il nuovo diritto di famiglia, introdotto nel 1975 ha abolito la potestà maritale dando pari diritti ai coniugi.
-Un pretendente non corrisposto poteva, con l’aiuto di qualche complice, sequestrare la ragazza e violentarla. Regolarmente seguiva il matrimonio riparatore. Infatti la ragazza era costretta a sposare il suo violentatore o restava zitella. Così, la ragazza era costretta a sposare il suo violentatore o restava zitella, perché ormai non era più vergine e additata da tutti come “di facili costumi”.
L’articolo 544 del codice penale prevedeva che per i delitti di violenza carnale, il matrimonio avrebbe estinto il reato, anche per gli eventuali complici. In seguito, l’articolo 1 della legge 442 del 5/8/1981, abrogando l’art. 544, ha abolito la possibilità di cancellare con il matrimonio una precedente violenza sessuale.
Purtroppo l’eco della civiltà maschilista continua ancora ai giorni nostri; la stampa riporta quotidianamente casi di stupro e di omicidi verso le donne per mano dei loro mariti, amanti, conviventi o di semplici pretendenti. Ciò dimostra che gli uomini vogliono ancora la supremazia sulle donne, e, in caso negativo, preferiscono ucciderle.
- Dobbiamo aspettare il 1996, perché sia approvata la legge sulla violenza sessuale, dichiarando la suddetta, reato contro la persona e non contro la morale. In Sicilia l’emancipazione della donna è stata più lenta. Le nostre donne hanno avuto sempre paura “dell’occhio di mondo” (di quello che dice in giro la gente), per cui la violenza, è stata subita in silenzio.
Tuttavia è giusto citare due donne coraggio Franca Viola e Rita Atria che, sia pur tra due vie diverse, hanno dato esempio di coraggio e coerenza, una spinta decisiva alla emancipazione. Esse non hanno avuto paura del “occhio di mondo” e hanno combattuto con le loro sole forze contro una società retrograda e contro uno Stato inefficiente. I loro sacrifici hanno dimostrato che lottare si può e si deve.
In occidente detta emancipazione è avvenuta per gradi; evito di riportare i dati delle varie tappe di conquiste e mi limito a quelli che si riferiscono al suffragio universale, in altre parole al diritto al voto esteso alle donne: nel 1835 nasce in Inghilterra un movimento femminile che chiede il diritto al voto anche per le donne. Questo diritto fu riconosciuto nel 1866 in Svezia, nel 1906 in Finlandia, nel 1909 in Norvegia, nel 1915 in Danimarca, nel 1917 in Russia, nel 1918 in Inghilterra, nel 1920 negli Stati Uniti, in Francia nel 1945, e in Italia il 02/06/1946.
Se in occidente la donna ha raggiunto un grado di emancipazione accettabile, in molte parti del mondo la civiltà maschilista impone alla donna molte limitazioni. “Donne che non sono donne, donne che vivono nel buio, senza volto e senza voce. Donne che vivono in un inferno senza scampo, oggetti di percorse, violenze, insulti e umiliazioni".
Molti uomini tengono le donne in casa, privandole di andare a scuola o lavorare, di vestirsi come vogliono, di uscire senza essere accompagnate, di innamorarsi. Cancellano la loro identità obbligandole ad indossare il velo, che le copre dalla testa ai piedi, nascondendo una vita di sottomissione, sopportando soprusi ed angherie al servizio di padri e mariti. Private di ogni diritto, vittime della legge degli uomini, donne che sognano di essere un giorno libere.
Oggi l’otto marzo è una festa molto attesa dalle donne per festeggiare la loro conquista sociale, ma anche per esprimere la loro solidarietà a quelle del terzo mondo, ancora succubi della civiltà maschilista. In tale giorno esse sono contente di andare controcorrente, di pranzare al ristorante con le amiche e, per una volta, essere servite a tavola. I più contenti sono i ristoratori, che si trovano i locali pieni di clienti.