Nel ricordo dell'imprenditore industriale Signorelli. Uomo di businness cvetranese dalla mente illuminata
di: Vito Marino - del 2019-10-25
Dai dati che mi sono stati forniti dal sig. Michele Varia, nipote del dott. De Sabato, che oggi abita a Palermo, sono riuscito a riesumare la storia della famiglia Signorelli, nota ai castelvetranesi per avere lasciato il loro nome alla bellissima palazzina stile liberty, ormai diroccata a causa dell’incuria umana.
Il capostipite della famiglia fu il dottore FRANCESCO SIGNORELLI (Castelvetrano 8/1/1801- 2/5/1883 ) sposato con Lucrezia Signorello nel 1833, medico, proprietario terriero e imprenditore industriale.
Francesco conseguì la laurea in medicina a Napoli il 3 Luglio 1830; fu Sindaco di Castelvetrano dal 1864 al 1866. La quarta figlia, di nome Antonietta, nell’aprile del 1900 sposa il Dott. De Sabato, primario chirurgo e direttore dell’ospedale V. Emanuele (di questo personaggio, perché molto noto ai castelvetranesi ho già pubblicato un ampio articolo. Clicca qui per leggere). Per una cittadina come Castelvetrano fu un industriale di spicco.
Verso la fine del 1800 egli costruisce in contrada “Strasatto” uno stabilimento a gas-povero-S.Marino, con molini a cilindri, pastificio e fabbrica di ghiaccio. La bottega per la vendita diretta al pubblico si trovava nella centralissima piazza Umberto I. Per il collegamento tra lo stabilimento e il punto vendita era stata istallata una linea telefonica (tra le prime nella provincia di Trapani) che consentiva di comunicare tra i due apparecchi telefonici.
In un voluminoso almanacco, pubblicato nel 1903, che prendeva in rassegna tutte le attività imprenditoriali della Sicilia, il Signorelli vi figurava alla voce “Molini a vapore” insieme ad altre 120 aziende; della città di Castelvetrano ne era stata inserita soltanto un’altra: la Saporito-Di Bella & C. con annesso disegno illustrativo.
Vi si notano tre grandi immobili, a tre piani fuori terra ciascuno, e due alte ciminiere. Il figlio BARTOLOMEO SIGNORELLI (Castelvetrano 11/5/1847 – 11/6/1921) sposato con Barbera Dorotea nel 1872, continuò l’attività del padre potenziando l’impresa. Ebbe i seguenti figli: Lucrezia (n.1875), Antonietta (Nenè n.1879), Angelina (n.1881,sposata con Hopps Giuseppe, nipote di Vito HOPPS, che aveva uno stabilimento vinicolo a Mazara,) Bartolomeo, Baldassare e Francesco (il figlio di quest’ultimo, Giuseppe, era molto noto ai castelvetranesi, perché gestiva uno dei primi negozio di pezzi di ricambi per auto).
I figli maschi diressero il complesso industriale sotto il nome di “Fratelli Signorello”, fino alla data del fallimento. Quindi lo stabilimento fu comprato dalla ditta Dia, che successivamente fu meglio conosciuta come il “Pastificio Dia”. A seguito del fallimento, la palazzina fu comprata da un certo Amodeo di Palermo, che aveva affittato la palazzina al Comune di Castelvetrano per adibirla come istituto scolastico, meglio conosciuto come “Avviamento Commerciale”, nominativo che ancora conserva per meglio identificare la palazzina e l’intero quartiere.
Nei magazzini e nel vasto piazzale intero, il nuovo proprietario effettuava la conserva delle olive da pasto, per l’esportazione. Bartolomeo Signorelli fu anche amministratore dei Florio; il suo nome è ancora conosciuto a Castelvetrano per aver costruito una palazzina, unico esempio di stile liberty in tutta la Sicilia occidentale; un edificio con facciate e torretta rivestire in terracotta monumentale riccamente lavorate come dei ricami, interamente realizzato dallo stabilimento di ceramica di Enrico Vella, operante a Caltagirone tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, una tra le architetture più importanti ma meno valutate nel nostro paese. Il committente era un conoscitore del liberty dei Basile e del nuovo materiale di rivestimento in terracotta, nonché delle nuove tecniche di costruzione come cemento armato e infissi scorrevoli.
La facciata è arricchita da una serie ripetuta di cornici a stella ottagonale. Al centro, fra due pilastrini, è posto un medaglione decorativo, caratterizzato da una figura a basso rilievo con tema mitologico di buona fattura. All’interno i pavimenti erano ammattonati con “maruna stagnati”, (la ceramica dei vecchi tempi) ed i soffitti a volta ornati con affreschi decorativi con motivi floreali e zoomorfi.
La torretta, crollata nel giugno del 2008, era caratterizzata dal parapetto con dieci moduli decorativi in stile liberty ideate e prodotte da E. Vella, analoghe alla balaustra del giardino comunale di Caltagirone. Ormai il destino dell’edificio è segnato: si tratta di una perdita inestimabile per il patrimonio artistico di questa città, che lascia moltissimo a desiderare in materia di recupero di beni culturali.
L’economia di tutto il territorio castelvetranese, ma anche di tutta la Sicilia, fino al 1950 circa era ancora fondata sul grano e sui suoi derivati. La presenza di 14 mulini ad acqua nel solo fiume Modione, su un territorio relativamente piccolo come Castelvetrano stavano ad indicare la grande produzione di grano, ma anche l’attività artigianale sviluppata, poiché in questi mulini si macinava anche il grano prodotto nella vasta area della Valle del Belìce.
Sul giornale “Il Risveglio” n.22 del 12/2/1905 G. Bonagiuso fa una panoramica dei numerosi mulini esistenti a Castelvetrano e le loro coalizioni e lotte concorrenziali. Ne riporto uno stralcio, perché ne è interessato Bartolomeo Signorelli: "I 14 mulini ad acqua del nostro territorio si coalizzavano per tenere alto il prezzo della molenda. I proprietari affittavano queste catapecchie con macchinari primitivi a prezzi relativamente favolosi.
Dietro i lamenti del pubblico fecero si che l’allora mai abbastanza lodato sindaco Giovanni Paola prese in affitto per conto del Comune alcuni mulini e fece concorrenza di prezzo agli altri mulini. Questa situazione continuò anche sotto la sindacatura del farmacista Giovanni Vivona e procurarono anche un reddito al Comune da 5 a diecimila lire annue.
Questo provvedimento durò anche nei primordi dell’amministrazione del cav. Giuseppe Saporito, fino a quando sorse il primo mulino a vapore del sig. Bartolomeo Signorelli, che fece abbassare il prezzo della molenda. Nel frattempo era sorto il mulino Saporito Di Bella. Per evitare ulteriore concorrenza si fece un accordo: i mulini ad acqua si obbligavano a pagare mensilmente £. 500 al mulino Saporito e Di Bella e £. 250 al mulino Signorelli, che a loro volta si obbligavano a non ricevere concorrenti che per un giorno solo a settimana.
Scaduto il termine dell’accordo riprese la concorrenza e il prezzo della molenda scese da £. 2 a 50 centesimi, addirittura il mulino Signorelli macinava gratuitamente per due giorni a settimana. Nel frattempo era sorto il mulino Margiotta & C. di Campobello che possedeva un mulino ad acqua e uno a vapore.
Si fece allora un altro accordo portando la molenda a £. 2 a quintale e i mulini a vapore pagavano a quelli ad acqua £. 40 mensili ciascuno. In questa coalizione è interessata la Casa Saporito Ricca, ormai padrona dell’ex mulino a vapore Saporito Di Bella e del mulino ad acqua Garibaldi. Casa di cui fanno parte il deputato, il sindaco e non sappiamo quanti consiglieri comunali e provinciali. Il consigliere comunale Francesco Giovanni Consiglio è l’anima della coalizione e il cassiere della società".